Capodanno cinese a Savignano: è l’anno del gallo rosso. E le imprese crescono ancora

In cinque anni + 23,7% di aziende con titolari orientali

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Savignano sul Rubicone, 26 gennaio 2017 - Sabato segnerà l’inizio dell’anno 4715 della cronologia cinese, secondo il calendario gregoriano. Sarà il primo giorno dei festeggiamenti del Capodanno cinese e il primo giorno dell’anno del Gallo Rosso di Fuoco che prenderà il posto dell’anno della Scimmia che sta terminando. Per dare il benvenuto al nuovo anno, due miliardi di cinesi compresi quelli sparsi nel mondo, entreranno in festa per quindici giorni.

Secondo i dati ‘Fonte ed elaborazione Camera di Commercio della Romagna - Forlì-Cesena e Rimini’ nella nostra provincia ci sono attualmente 386 imprese cinesi a fronte delle 312 del terzo trimestre 2011 con un incremento del 23.7%. Nell’area Basso Rubicone le imprese sono 111 a fronte delle 97 del 2011 (+14.4%). Fra i comuni in testa c’è Savignano con 52 a fronte delle 46 (+13%); San Mauro 30, erano 26 (+15.4%); Longiano 13, erano 9; Gatteo 5, erano 6; Gambettola 11 erano 10. Nella Valle del Rubicone, Savignano è il comune che ospita la maggiore parte dei cinesi: 391, dei quali 189 femmine e 192 maschi.

Maria Chiara, sorella della Piccola Famiglia dell’Assunta con sede a Montetauro, è responsabile del Centro Italia-Cina, nato a Savignano nel 2003. «A Savignano la prima cinese arrivò nel 1980 ma il grosso si è avuto negli anni ’90. Una comunità che opera soprattutto nel settore dell’abbigliamento e in primis in quello calzaturiero. Piccole aziende familiari che eseguono lavori, sempre su commissioni delle aziende più grandi locali. Il centro Italia-Cina, sito in Borgo San Rocco, è nato per rispondere alle esigenze di queste famiglie che, lavorando molte ore al giorno, non possono seguire i figli nei compiti scolastici da fare a casa e nel tempo libero. Tredici anni fa non c’era nessun cinese cattolico nella diocesi di Rimini. Oggi ne abbiamo 60 dei quali 20 da San Mauro Pascoli e da Gambettola. Il cinese non ha religione, ma la sua ragione di vita sono il lavoro e l’euro. Per noi è stata una sfida e oggi averne già 60 è un successo. Con il nostro servizio di comunità cristiana festeggiamo il capodanno cinese».

Difficile avvicinare gli impreditori, dall’artigiano di sartoria, al parrucchiere, al titolare di grandi magazzini e a quello della piccola azienda che produce abbigliamento. Nessuno parla. Resta quella chiusura a riccio che da sempre contraddistingue i cinesi nelle nostre zone. Annalisa Raduano, 7 anni di presenza in giunta prima, e poi vicepresidente della camera di commercio di Forlì-Cesena, parla del lavoro e dell’imprenditoria cinese nel nostro territorio: «L’imprenditoria straniera cresce un po’ ovunque e questo è un dato positivo se parliamo di imprese regolari e iscritte al registro imprese della Camera di Commercio. Non mi piace chiamarli problemi, parliamo di riflessioni. Spesso nelle imprese straniere, trovano impiego dipendenti (regolari si spera) della stessa nazionalità e si creano così piccole comunità che difficilmente si integrano con il territorio. Nel Rubicone ci sono stati e probabilmente ci sono ancora, problemi di lavoro non regolare, laboratori abusivi nell’ambito della moda. Anche nel comparto del benessere aprono negozi, chiudono e poi riaprono altrove, il cliente finale spende molto meno e dato il basso potere d’acquisto delle famiglie, sono sempre di più le persone che scelgono servizi e prodotti per la persona che offrono questi prezzi, anche se a discapito del rispetto delle tutele, regole e la qualità».