Cesena, 9 marzo 2014  - ERANO 239 le persone a bordo del Boeing 777-200 della Malysia Airlines, partito dopo la mezzanotte di sabato dall’aeroporto di Kuala Lampur e scomparso nel nulla mentre sorvolava il mare a sud del Vietnam. La mancanza di notizie dopo una giornata di ricerche fa ormai temere il peggio.
Sta bene, invece, il cesenate Luigi Maraldi, 37 anni, che in un primo momento si credeva potesse essere
a bordo. In realtà il suo passaporto era stato rubato. Stesso destino per un cittadino austriaco. Proprio il fatto che i due passaporti siano stati rubati spinge le autorità a considerare possibile l’ipotesi terrorismo per la scomparsa del Boeing.

L'intervista

IL PASSEGGERO che non c’era. Luigi Maraldi, 37enne di Cesena, è il ‘Luigi Maraldi’ in carne e ossa sopravvissuto alla tragedia aerea della ‘Malaysia Airlines’. Per alcune ore l’Italia ha creduto che il romagnolo fosse disperso, morto. Invece su quel volo c’era solo il suo passaporto, rubato l’anno scorso in Thailandia.

Maraldi, dove si trova ora?
«A Pucket, in Thailandia. Sano e salvo».

Sa che ieri mattina in Italia stavano ormai per crederla morta?
«Lo so, infatti ho chiamato subito i miei genitori prima che fosse troppo tardi».

Troppo tardi?
«Beh, sì. Prima che qualcuno annunciasse la mia morte».

Infatti i poliziotti sono andati a casa dei suoi genitori per dare l’annuncio funebre.
«Fortunatamente avevo già chiamato io prima che arrivassero loro. Poi ho riparlato con loro mentre gli agenti erano a casa».

Sua mamma non sapeva ancora nulla?
«Nel modo più assoluto no. Sono arrivato prima del telegiornale. Sa... quel ‘Luigi Maraldi disperso in una tragedia aerea...’ su due genitori in pensione, appena svegli, avrebbe potuto essere devastante».

Il fatto è che non può nemmeno essere definito scampato pericolo.
«Infatti ero in albergo, non a bordo di un volo diretto in Cina».

Quindi è precipitato solo il suo passaporto.
«Ora sarebbe bene appurare come e perché il passaporto che mi fu rubato l’anno scorso, sempre in Thailandia, era su quel volo maledetto».

Rubato nel 2013.
«Non sapete la fatica che feci per risistemare le carte e poter rientrare in Italia».

Secondo lei è stato solo un caso di omonimia?
«No, gli estremi del passaporto erano i miei. Proprio i miei».

Sapere che una persona qualsiasi, con la sua identità forse rubata, probabilmente è morta, che effetto le fa?
«È strano. Essere in una camera d’albergo, a migliaia di chilometri da casa, e sentire il mio nome nell’elenco delle vittime di una tragedia, sembra l’inizio di un film».

E adesso?
«Mi godo la vacanza, in fin dei conti ho scampato un bel pericolo...».

Sua mamma ha promesso un piatto di tagliatelle per il suo ritorno.
«La adoro. Immagino sia stato un bel sollievo anche per lei e mio padre».

Dato per morto, per un paio di ore. Ha chiamato solo i suoi genitori?
«Chiaro, dovevo tranquillizzarli subito. Poi ho scritto un messaggio su facebook».

Lei, quindi, ha un passaporto nuovo?
«Sì, e su quel volo poteva essere plausibile vi fossi anche io».

Ora si festeggia lo scampato ‘non pericolo’.
«Sì, con gli amici. E fra qualche settimana torno a casa. In aereo».

Mattia Sansavini