Cesenatico, le foto del viaggio alla piattaforma Eni

Coi pescatori sfiorando il ‘mostro’ parlando di cozze ed energia FOTO In mezzo al mare

I pescatori a fianco della grande stazione

I pescatori a fianco della grande stazione

Cesenatico, 6 febbraio 2016 - Alle sei di mattina il mare è nero e il vento più affilato di un rasoio. Sull’asta di Levante del Porto Canale il termometro balla intorno agli zero gradi mentre il peschereccio molla gli ormeggi e punta diritto verso le onde. Verso quel colosso che domina il litorale facendosi beffe del grattacielo. E’ ancora notte, è buio e mentre il faro sul molo finisce alle spalle, all’orizzonte compaiono le luci della piattaforma Morena (foto), la gigantesca struttura di casa Eni che da inizio settimana è diventata l’argomento di conversazione più gettonato della riviera.

«Eccola lì – Claudio Bellemmi è al timone della sua barca, diretto verso l’allevamento di cozze nel quale passa tutte le mattine in compagnia del figlio, d’estate come d’inverno –. E’ una ‘vicina di casa’ che non passa inosservata, ma che non interferisce nelle nostre attività. Siamo pescatori, lavoriamo in mare, non spetta a noi dare giudizi di merito. Che ci sia o meno per noi non fa differenza». Basta poco per accorgersi che ha ragione.  Mentre la linea dell’orizzonte inizia a colorarsi di arancione, la barca raggiunge la boa giusta, quella da dove deve riprendere l’opera interrotta ieri. Tre persone a bordo, si getta l’ancora, si aggancia la fune e si attivano i macchinari. Lavoro duro e poche parole. Non c’è tempo per chiacchierare e per guardarsi intorno. I gusci stridono, le mani corrono. Poco più tardi, passate le sette, si chiude il cerchio. Il cerchio si chiude quando vedi l’unico motivo per il quale vale la pena alzare lo sguardo oltre i mitili: il sole che spunta dall’acqua e colora tutto il cielo di arancione.

Se sei un pescatore lo vedi ogni giorno, ma ogni giorno stiri la schiena, asciughi il sudore e sorridi davanti all’alba: «Eccolo qui quello che ti regala il mare: un senso di libertà che non trovi da nessun’altra parte». La pausa caffè probabilmente non è nemmeno una pausa. C’è giusto il tempo per un pensiero: «Se si vuole vivere nel mondo moderno, bisogna anche mettere in conto che serva del carburante. E non si può sempre e solo cercarlo lontano da casa. Chi sono io per giudicare un’opera come questa?».

Bellemmi riporta indietro il tempo di quarant’anni, quando era un ragazzo che imbarcava i turisti sulle barche da passeggio: «Erano i tempi delle prime piattaforme e tutti volevano vederle da vicino. C’erano interesse e curiosità». Esattamente come adesso che ci si trova davanti a un castello metallico posizionato a pochi chilometri di distanza dalla costa. E anche adesso tenere a freno il desidero di una sbirciatina è difficile. E allora avanti tutta verso la piattaforma. Con cautela però, perché le distanze di sicurezza sono rigorose. Arrivati a poche centinaia i metri l’ombra del gigante mette soggezione. E’ immenso e silenzioso, in confronto il grattacielo, là sulla riva, sembra sparire. Il motore cala di giri, c’è il tempo per una foto ricordo, prima di invertire la rotta. Perché il tempo passa e chi lavora in mare non ha mai voglia di sprecarlo. Poche parole, duro lavoro e tanto senso pratico: «Di certo come punto di riferimento è inconfondibile».