Scuole chiuse in tutto il comprensorio. Viaggio tra case allagate e sacchi di sabbia

Negozianti in ginocchio, strade come fiumi. Territorio a mollo in un mare di fango

COMUNITÀ COLPITE Volontari all’opera a Gambettola, in basso Roversano schiacciata dalle frane e Cesenatico

COMUNITÀ COLPITE Volontari all’opera a Gambettola, in basso Roversano schiacciata dalle frane e Cesenatico

Cesena, 7 febbraio 2015 - E’ arrivata di notte, annunciata dal fragore delle onde, dalla rabbia della piena e dai crolli delle frane. La terribile ondata di maltempo prevista per le prime ore di ieri non si è fatta attendere, mettendo in ginocchio l’intero comprensorio cesenate, dal mare fino all’entroterra e alla città. Non sono nemmeno le otto, ma la giornata è già iniziata da un pezzo. E’ iniziata quando la luce giallognola dei lampioni di Gambettola ha illuminato il torrente Rigossa che usciva dal suo letto per invadere tutto il centro. Non sono nemmeno le otto, ma le strade sono già un inferno di auto incolonnate lungo le poche arterie rimaste percorribili. Nelle campagne intorno a Cesena si rischia l’isolamento, circondati dall’acqua uscita dai fossi e arrivata ovunque, sull’asfalto diventato impraticabile, come nelle cantine delle case invase dalla melma. I lampeggianti sulle auto della polizia municipale colorano di blu il grigio del fango, mentre gli agenti si sbracciano per invitare chi sta al volante a fare dietrofront.

 

Da Ruffio non si passa, da Martorano, Pievesestina e San Giorgio nemmeno. Non sono nemmeno le otto quando un tonfo sordo risuona nel cuore di Cesena. E’ la terra che ha ceduto e sta iniziando a crollare lungo uno degli scorci più suggestivi della città, la via delle Scalette, lungo la quale i fedeli si arrampicano diretti verso la basilica della Madonna del Monte. Oltre la celletta votiva che si trova a metà strada, il percorso tracciato con ciottoli e gradini scompare sotto al fango. A fianco, lo smottamento arriva fino alla recinzione di un’abitazione, abbattendola. L’area colpita più duramente è al confine con la valle del Rubicone: a Gambettola le strade sono come fiumi, le auto che le sfidano rischiano di finire in panne davanti agli occhi dei residenti che assistono impotenti a uno spettacolo che di ora in ora si dimostra sempre più drammatico. La Rigossa non ha fatto prigionieri, conquistando case e negozi.

Il ponte di corso Mazzini è protetto da doppie file di sacchi di sabbia, che sembra quasi lo scenario di un film di guerra. In effetti oltre il ponte c’è un campo di battaglia, coi residenti e i commercianti in prima linea, badili in mano e stivali di gomma ai piedi. La scuola è inagibile e non è l’unica: i sindaci di Cesena, di Cesenatico e di praticamente tutti gli altri Comuni del comprensorio, dopo aver ascoltato le relazioni dei vari incaricati, si mettono al telefono per prendere una decisione congiunta: gli edifici scolastici resteranno chiusi fino a lunedì, per permettere il ripristino delle strutture.

In strada intanto la rabbia di chi conta i danni si mescola allo spirito di solidarietà di un gruppo di ragazzi che offrono il loro aiuto. Intorno a loro ci sono fango e melma e la colonna sonora la fanno i clacson delle auto con le centraline elettriche impazzite, in strada come nei garage. E’ comunque il momento migliore della giornata, perché mentre vedi un ventenne barbuto che ride, parla in dialetto e assesta una pacca sulla spalla al nonno della porta accanto prendendo il suo posto alla pala, ti accorgi che il torrente sarà anche uscito e i danni saranno anche tanti, ma la città si sta già rialzando.

In riviera invece il pericolo viene dal mare, che nel corso della notte si è mangiato la spiaggia e le dune, superando gli stabilimenti balneari e irrompendo in strada. A Gatteo il vento trascina cassonetti dei rifiuti rovesciati e giochi per bambini divelti. Qualche albergatore è al lavoro per provare a liberare i tombini e far defluire l’acqua, impresa improba davanti alla furia della tempesta che continua ad agitare l’Adriatico. Il vento inclina gli alberi, in alcuni punti perfino camminare è difficile. A Valverde la strada non esiste più: sotto l’acqua scura, i piedi infilati dentro agli stivali sentono solo la consistenza della sabbia. E l’asperità di uno scoglio, rotolato fin sull’asfalto. Per avere una visione d’insieme c’è da sfidare la natura e farsi largo tra le onde fino a raggiungere la scala antincendio di un albergo. Il panorama dall’alto è terribile: l’acqua è ovunque, furiosa. Sul Porto Canale le Porte Vinciane tengono e il borgo leonardesco all’asciutto, ma le strutture che sono all’esterno non hanno ripari: un capanno da pesca crolla. Metà mattina, si cambia direzione e si punta verso Cesena, da raggiungere passando attraverso le campagne allagate di Sala.

In periferia le cose non vanno molto meglio: Pievesestina, Martorano e San Giorgio sembrano canali veneziani. I problemi non riguardano solo abitazioni e aziende, ma anche i terreni agricoli, completamente allagati. Nel cuore della città invece il sindaco Paolo Lucchi cammina nervosamente lungo via Zeffirino Re in compagnia degli uomini del commissariato di polizia, dei vigili urbani e dei pompieri. Guardano tutti in alto, verso una gru inclinata. Per mettere in sicurezza il cantiere si studia un sistema di contrappesi, mentre viene organizzato l’arrivo di altre due gru che dovranno sostenere quella danneggiata. Intanto da alcune delle scuole aperte (Vigne, Ronta, Martorano, e materna e nido dell’Ippodromo) partono le telefonate ai genitori, per chiedere loro di venire a recuperare i pargoli in anticipo. Adesso è pomeriggio e l’attenzione è tutta concentrata a Roversano, dove nella prima parte della mattina le ruspe hanno lavorato per liberare la strada dalle frane. Tutte tranne una, l’ultima, la più imponente: uno spicchio del monte si è staccato a un passo dalla case, mettendo a rischio la sicurezza di alcuni residenti.

La Protezione civile è sul posto, i dirigenti parlano con gli abitanti, che aspettano in cortile, sotto gli ombrelli, preoccupati e arrabbiati davanti a un problema che caratterizza la zona da anni e che nessuno ha ancora risolto. Prima di sera dovranno fare le valige e lasciare le loro case. Quando se ne vanno è buio e piove ancora. L’emergenza non è finita.