Zone rosso scuro: in Italia anche Emilia Romagna e Veneto. Bonaccini si arrabbia

Chi abita in queste aree deve sottoporsi a obbligo di test e quarantena per potere viaggiare. "Situazione paradossale: penalizzate le regioni che fanno più tamponi"

Bonaccini contro alla nuova mappa con il 'rosso scuro'

Bonaccini contro alla nuova mappa con il 'rosso scuro'

Bologna, 25 gennaio 2021 - Un'operazione "paradossale": così i presidenti delle tre regioni italiane finite zone 'rosso scuro' bollano la nuova classificazione della Ue. Nel novero è compresa anche l'Emilia Romagna assieme a Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano.  "Imporre ai cittadini delle nostre Regioni l'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell'Unione europea, così come previsto per le realtà colorate di 'rosso scuro', significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi", tuonano Stefano  Bonaccini, Massimiliano Fedriga (Friuli), e Luca Zaia (Veneto).

L'Emilia Romagna è rosso scuro: cosa significa

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La mappa con i nuovi colori è stata (stilata - secondo la Ue - con dati al 17 gennaio scorso) è stata elaborata proprio sul dato dell'incidenza sui 100mila abitanti: se si supera il dato di 500 sui 14 giorni verrebbero previsti obblighi per potere viaggiare nella Ue: obbligo di test prima della partenza e quarantena una volta arrivati (potrebbero esserci esenzioni solo per lavoratori frontalieri). In generale, comunque, a chi viene da quueste regioni viene raccomandato di di limitare fortemente i "viaggi non necessari". 

L'aggiornamento Zona rosso scuro Emilia Romagna: l'ipotesi fa tremare l'economia

In rosso scuro, secondo la Ue, finiscono le zone che hanno un'incidenza di positivi ogni 100mila abitanti sui 14 giorni superiore ai 500. Quindi, secondo i dati forniti dalla Ue, il Friuli Venezia-Giulia presenta un tasso di 768, la Provincia autonomia di Bolzano 696, il Veneto 656 e l'Emilia-Romagna 528.

La contestazione

Ma le regioni contestano i dati e sottolieano che, comunque, il parametro "implica che la valutazione viene operata sul numero assoluto di positivi riscontrati. Ne deriva dunque una situazione paradossale - concludono Bonaccini, Fedriga e Zaia - che, anziché incentivare le amministrazioni a potenziare i controlli sui cittadini, andrebbe a premiare quelle realtà che, per non rischiare di sforare i parametri indicati, dovessero deliberatamente decidere di ridurre la somministrazione di tamponi".

“Si sta parlando di un’ipotesi - sottoliena anche l'assessore regionale emilia Romagnolo Raffaele Donini -. E comunque, l’Emilia-Romagna, con i dati attuali, non correrebbe certo il rischio di entrare a livello europeo in zona rosso scuro, ammesso che l’ennesima sfumatura cromatica possa essere il miglior modo per contrastare l’epidemia. A oggi, infatti, il numero cumulativo di positivi ogni 100mila abitanti, sia nel corso della settimana tra il 18 e il 24 gennaio, sia nelle due precedenti - cioè tra il 4 e il 17 gennaio - ha fatto registrare cifre più basse della soglia di 500 indicata in questa proposta dell’Unione europea”. 

Stando all'ultimo monitoraggio pubblicato sul sito del ministero della Salute, infatti, l'incidenza sui 14 giorni della settimana tra l'11 e il 17 gennaio era a 494 per 100mila abitanti. "Dati alla mano, i casi di positività in regione si mantengono sotto quella soglia - sottoliena la Regione - sia considerando l’incidenza dell’ultima settimana (18-24 gennaio), quando sul territorio il rapporto è stato di 205 positivi su 100mila abitanti, sia quella relativa alle 2 settimane precedenti (4-17 gennaio), che hanno fatto registrare 486 positivi su 100mila abitanti".

"Allo stato attuale - spiega Donini - si registra un decremento dei casi e dei ricoveri in ragione delle misure di contenimento adottate per le festività natalizie a livello nazionale e regionale.  Peraltro, l’emergere di nuovi casi di positività nella popolazione molto spesso è riconducile ad un’intensa attività di screening epidemiologici, di contact tracing e di protocolli di prevenzione e sicurezza nella scuola e nei luoghi di lavoro, che la nostra Regione porta avanti con convinzione. Noi continuiamo a cercare i positivi anche fra gli asintomatici come misura di prevenzione, e ne troviamo ogni giorno, proprio per contrastare la diffusione del virus. Non farlo - chiude l’assessore -, e quindi registrare poi un numero inferiore di positivi, vorrebbe dire solo favorire il contagio, non il contrario”

L'ira di Zaia

Probabilmente l'Ecdc (European centre for disease prevention and control), nel porre Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Bolzano in una sorta di fascia rosso scuro, "parte dalla considerazione che i dati italiani siano uniformi". Ma "questo è un errore di fondo che porta a dati fuorvianti", sottolinea anche Zaia, tornando a ribadire che "il numero di positivi a settimana su 100.000 abitanti dipende dalle positività che si trovano facendo tamponi. Basta applicare la proprietà transitiva, ma anche stavolta non è stato fatto, secondo la quale chi fa tanti tamponi trova tanti positivi, chi ne fa meno, ne trova meno. In Veneto arriviamo a farne 60-65.000 al giorno, in altre Regioni se ne fanno magari un decimo. È quindi ovvio che non si possono mettere a confronto Regioni che fanno tanti tamponi e altre che non ne fanno".

Insomma, va sottolineato che il Veneto ha sempre avuto "una percentuale di positivi sui tamponi eseguiti giornalmente non superiore all'8%, e in questi ultimi 20 giorni tale percentuale si è attestata tra il 2% e il 4%", conclude Zaia. "Tutti, a ogni livello, devono parlare sulla base di dati omogenei, perché altrimenti, come in questo caso, scaturiscono dati fuorvianti, che non c'entrano assolutamente niente con la realtà. Le rilevazioni del Veneto, peraltro, parlano chiaro in questo senso, con 201 casi su 100.000 su base settimanale".