Si parla di lavoro con 'Le parole giuste'

Mercoledì 10 alle 18 alla Memo il quinto appuntamento del ciclo affronterà il tema: dall’alienazione della catena di montaggio si passerà agli esempi virtuosi di fare impresa nel nostro Paese.

La cartolina dell'evento

La cartolina dell'evento

Fano (Pesaro e Urbino), 8 febbraio 2016 - Il lavoro sarà la parola chiave del quinto appuntamento della rassegna “Con le parole giuste - le parole della giustizia nella filosofia, nella letteratura, nella società”, organizzata da Comune di Fano - Assessorato alle Biblioteche e alla Legalità Democratica, Mediateca Montanari - MeMo, Biblioteca Federiciana, Fondazione Federiciana, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Magistrati - sezione Marche.

Il quinto appuntamento, introdotto il 4 febbraio dalla proiezione del film Tempi moderni di Charlie Chaplin, vedrà protagonista l'imprenditore Enrico Loccioni, che dialogherà con Francesca Spigarelli e Attilio Mucelli, docenti e ricercatori in campo economico; l’incontro si terrà mercoledì 10 febbraio alle ore 18 alla Mediateca Montanari. Dall’alienazione della catena di montaggio si passerà quindi agli esempi virtuosi di fare impresa nel nostro Paese.

L’imprenditore marchigiano, nominato Cavaliere del Lavoro nel 2015, racconterà la sua esperienza di fondatore di una delle aziende più competitive in Italia, di come è riuscito a valorizzare collaboratori e territorio e divenire un punto di riferimento e un modello da imitare. Soprattutto si parlerà di cultura d’impresa, un tema sui cui la scienza economica si concentra sempre più. Da diversi anni, infatti, gli economisti concordano nell’affermare che la figura dell’imprenditore non deve soltanto creare profitto e nuovi posti di lavoro, ma, come affermano Francesca Spigarelli e Attilio Mucelli, “deve riuscire a coinvolgere i propri collaboratori in un’avventura che sia interessante, stimolante e, in particolare, gratificante; deve quindi riuscire a dare un senso al lavoro dei propri dipendenti”.

Per vincere questa difficile sfida, “occorre che l’imprenditore possieda le caratteristiche che lo rendono un leader agli occhi dei propri collaboratori”. Se questo obiettivo viene raggiunto, “l’impresa non è più concepita come il luogo dove ci si reca per svolgere il lavoro ed ottenere in cambio del denaro da utilizzare per soddisfare i propri bisogni, bensì si trasforma nello spazio dove ognuno, con ferma convinzione e sentito piacere, partecipa con le proprie competenze ad elevare la propria persona e la società nella quale è inserito.”

In un’intervista Enrico Loccioni ha affermato: “Ho capito come un sogno imprenditoriale sia una forza propulsiva per migliorare la qualità della vita delle persone, delle famiglie, della comunità; come il profitto sia un dovere, perché se non crei ricchezza non la puoi distribuire”. Cultura d'impresa è infatti sinonimo di trasparenza, responsabilità, innovazione, tutela dell'ambiente: l'azienda deve uscire dai propri confini e immergersi nel tessuto sociale in cui opera, avere una visione d’insieme più ampia e lungimirante, ascoltare i vari interlocutori e costruire una rete solida di collaborazioni e sinergie con gli altri attori economici, le istituzioni pubbliche e private. Solo così si può seminare cultura. Forse è proprio questa la chiave per dare nuova linfa al mercato del lavoro e creare nuove opportunità in uno scenario in cui ancora troppe aziende chiudono i battenti.