Porto Sant’Elpidio: due anni al rapinatore della farmacia Pompei

Aveva puntato anche il coltello alla gola alla commessa

Il tribunale (foto archivio)

Il tribunale (foto archivio)

Porto Sant'Elpidio (Fermo), 23 ottobre 2014 - Aveva cercato di mettere a segno una rapina, puntando il coltello alla gola della commessa di una farmacia e poi, per farsi consegnare il denaro in cassa, aveva minacciato con la stessa arma il titolare. La rapina era fallita a causa dell’allarme lanciato dalla donna e il rapinatore, dopo le indagini dei carabinieri, era stato identificato.

Per questo motivo Ferdi Kamberosky, un fermano di 28 anni difeso dall’avvocato Luisa Di Ruscio, è comparso ieri davanti al collegio penale del tribunale di Fermo, presieduto dal giudice Ugo Vitali Rosati per rispondere dei reati di tentata rapina a mano armata e minacce. Il giovane è stato condannato a due anni e tre mesi di reclusione e ad una sanzione pecuniaria. Kamberosky, nonostante sia stato ritenuto colpevole dai giudici, si è sempre dichiarato innocente e ha continuato a farlo anche al termine del processo. La professata innocenza e la testimonianza di un teste della difesa, avevano convinto l’avvocato Di Ruscio a chiedere un confronto all’americana tra le due vittime della tentata rapina e l’imputato. Confronto che però non è stato ritenuto necessario dal collegio.

La tentata rapina risale all’agosto aveva fatto irruzione nella farmacia Pompei di Porto Sant’Elpidio, in via Mazzini, a volto scoperto, impugnando un coltello. Poi aveva puntato l’arma alla gola della commessa per farsi consegnare il denaro presente in cassa. La donna era riuscita a divincolarsi e a scappare. Il bandito aveva allora puntato il coltello sul fianco del titolare, ma, a seguito dell’allarme lanciato dalla commessa, aveva dovuto desistere ed era fuggito piedi perdendo una ciabatta. Sul posto erano intervenuti i carabinieri di Porto Sant’Elpidio che, sulla base della descrizione fatta dalle vittime, si erano fatti subito un’idea del presunto colpevole, già noto alle forze dell’ordine. C’era stata quindi un’identificazione tramite le foto segnaletiche e il 28enne di origini slave era finito sotto processo.