Fermo, 29 agosto 2013 - LA LETTERA di Papa Francesco ha aperto uno squarcio di luce nel buio della disperazione di Teonilde Cupelli, nonna di Nicolò Serroni, il ragazzo drammaticamente scomparso per arresto cardiaco a soli 14 anni il 21 luglio scorso mentre giocava a pallone sulla spiaggia di Porto San Giorgio. Una nonna letteralmente impazzita dal dolore, un dolore inaccettabile per un evento inaccettabile. Non si può morire a 14 anni quando la vita comincia ed esistono solo i sogni da realizzare.
 

Teonilde ha scritto a Papa Francesco per manifestare la sua atroce pena, aprendogli il cuore alla ricerca di conforto e di risposte ai suoi tanti perché. Papa Francesco ormai costituisce punto di riferimento forte e significativo per tutti, soprattutto i sofferenti, tanto che chi è nel dolore a lui si rivolge per avere aiuto e speranza. Anche nel caso della tragica vicenda di Nicolò rispondendo a Teonilde, ha confermato la sua caratteristica di sostegno e di condivisione delle sofferenze, a cui dà un significato che va al di là della vita terrena. E a chi sente vacillare il proprio credo di fronte a prove tremende, prove a cui la mente umana non sa dare spiegazione, Lui conferma il valore intramontabile della fede anche di fronte alle disgrazie più gravi che farebbero dimenticare a chi crede che Cristo è risorto e che è garantita una vita che va al di là delle sofferenze umane.
 

Nella sua risposta densa di significati Papa Francesco parla di “confortante certezza che c’è uno stretto legame tra noi che camminiamo ancora su questa terra e tanti fratelli e sorelle che hanno già raggiunto l’eternità”, in tal modo volendo dire a Teonilde di non disperare perché il legame tra lei e il nipotino Nicolò non si è spezzato.
 

«Indubbiamente – ammette Teonilde – le parole del Papa mi hanno dato il coraggio per andare avanti».
La lettera, insieme alla quale il Pontefice ha inviato una corona, reca la data del 21 agosto, giorno del trigesimo di Nicolò. Una coincidenza molto apprezzata dalla nonna la quale confida che le parole di Sua Santità sarebbero state le più alte e belle nella omelia della messa: «Il Santo Padre – sottolinea - attraverso la sua lettera che porta la data del trigesimo del mio adorato nipotino e la corona da lui benedetta ha dimostrato con i fatti e non con le parole un forte sostegno di fede come afferma peraltro San Giovanni Evangelista che il Pontefice è l’incarnazione concreta e la continuazione storica di Gesù, in quanto da buon pastore e da buon Samaritano lenisce e cura le ferite dei cuori affranti, toccando gli animi in profondità come ha toccato il mio e quello di tutti coloro che si sono rivolti a lui». Da ultimo Teonilde confessa il proprio dispiacere per essersi sentita male in chiesa il giorno del trigesimo: ha avuto uno svenimento ed è stata trasportata all’ospedale: «Mi dispiace – dice – perché ho dato un grande dolore a mio figlio Sandro, facendogli rivivere in qualche modo la tragica vicenda di Nicolò».

Silvio Sebastiani