Fermo, 5 novembre 2010 - C’era tutto il mondo scientifico di riferimento per la Neurologia al congresso nazionale che si è tenuto nei giorni scorsi a Catania. Tra i relatori, il dottor Patrizio Cardinali dell’unità operativa di Neurologia del ‘Murri’ che ha parlato del protocollo di assistenza seguito a Fermo per i malati di sclerosi laterale amiotrofica. Un impegno immenso, anche dal punto di vista umano, che ha suscitato unanime interesse e ha aperto le porte a illustri collaborazioni.
Spiega il primario di Neurologia del ‘Murri’, Mario Signorino: "Siamo partiti con i dati epidemiologici che per la Zona territoriale fermana sono particolarmente rilevanti. Se in Italia l’incidenza della Sla è di 7 casi su 100 mila persone, a Fermo ne abbiamo il doppio, 14 casi ogni 100 mila persone. Questo ovviamente ci ha dato l’input principale per avviare un reale percorso di assistenza, che va ad integrarsi con le realtà presenti sul territorio, i distretti sanitari 1 e 2, la Comunità di Capodarco, seguendo linee guida che sono nazionali ma che prima non avevano trovato applicazione concreta".
Nella sostanza, a Fermo vengono seguiti 26 malati di Sla, erano 30 ma nei mesi scorsi si sono purtroppo spente 4 persone per una malattia tremenda e spietata. L’intervento di Neurologia, organizzato dal primario, è seguito dallo stesso Cardinali e dal dottor Claudio Speranzini, che restano al centro di tutto l’intervento di assistenza. "I pazienti sanno - spiega Cardinali - che il neurologo c’è ed è a disposizione anche quando sono a casa. E’ una vicinanza che fa bene anche ai familiari, che si sentono meno abbandonati, e consente di seguire tutto il decorso della malattia che porta poi alla morte, nel giro di 4 anni, al massimo 7 anni. Dunque, si tratta di un impegno che ci siamo assunti, pur sapendo che speranze di guarigione non ce ne sono, ma vogliamo garantire il massimo delle cure e dell’assistenza medica e umana".
"La stessa cosa vogliamo fare - sottolinea Signorino - per tutte le malattie rare e ce ne sono anche di più gravi della Sla. Rovesciamo il punto di vista della questione, prima il neurologo era coinvolto il tempo della diagnosi e poi i pazienti li perdevi per strada. Oggi ci sei per tutto il decorso della malattia ed è un sistema che abbiamo messo a punto grazie alle professionalità su cui possiamo contare. Abbiamo ricevuto apprezzamenti e complimenti anche da centri molto più grandi e strutturati del nostro che ci hanno proposto collaborazioni importati, oltre a chiederci i dati scientifici di cui disponiamo per una ricerca scientifica di prossima pubblicazione su una rivista internazionale".
Con tutta probabilità si farà a Fermo anche uno studio genetico sulla malattia, qui più presente che altrove per colpa di una genitorialità importante e quindi di un discorso ereditario. Conclude Speranzini: "Una presa in carico globale della persona malata comporta un coinvolgimento di tutto il territorio che non può che far bene ai nostri pazienti e ci consente di lavorare, oltre che sulle emergenze che sono le nostre priorità quotidiane, anche sulle situazioni più complesse come i casi di Sla".
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