Centododici dipendenti lavorano (per un po’) alla Cesi

Il liquidatore ne ha richiamati altri cinque

Imola (Bologna), i lavoratori della Cesi (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), i lavoratori della Cesi (Foto Isolapress)

Imola, 21 agosto 2014 - QUOTA 112. Sono i lavoratori Cesi richiamati al lavoro dal liquidatore Antonio Gaiani dal momento in cui è entrato in carico nella coop edile di via Sabbatani, finita in liquidazione coatta amministrativa l’8 luglio scorso. Ben 112 persone su 378 che hanno lasciato la cassa integrazione per tornare ad avere uno stipendio a fine mese, tra il pool di amministrativi richiamati in azienda da Gaiani per far lavorare la ‘macchina’ della liquidazione, lavoratori in distacco nei diversi cantieri in associazione temporanea d’impresa con altre aziende che fortunatamente stanno continuando le opere iniziate e tre dirigenti, già licenziati, che stanno smaltendo il preavviso nei loro uffici. Una magrissima consolazione, l’unica che il crac da 375 milioni di euro del colosso edilizio ha lasciato dietro di sé, ma che almeno c’è. L’ultima novità è arrivata ieri.  «HO RICHIAMATO dalla cassa integrazione altre cinque persone (sono comprese nel 112, ndr) che hanno il compito di recuperare attrezzi e materiali vari dai cantieri dismessi – conferma Gaiani —. Avrei dovuto comunque pagare una ditta esterna per recuperare i materiali, pagandola. Mi è sembrato giusto dare priorità ai lavoratori, anche se non sarà per molto». Infatti in un paio di mesi, forse qualcosa di più, tutti gli escavatori e gli attrezzi vari saranno tornati in sede e i cinque operai rientreranno in cassa integrazione. E, sfortuna vuole, tocca pure dire grazie. «Al momento ho ricevuto una richiesta di mobilità volontaria, a partire dall’1 settembre», ricorda il liquidatore riferendosi a un lavoratore che ha trovato un altro impiego.

Nuovi distacchi potrebbero profilarsi all’orizzonte, a settembre, quando il 4 si terrà l’incontro con la Provincia di Pavia e la Polese, azienda capofila nella costruzione del ponte sul Ticino, a Vigevano. Un’opera da 51 milioni di euro ferma al palo dopo la messa in liquidazione della coop imolese. «Il 4 dovrà essere la Provincia a chiarire che intenzioni ha sul contratto – dice Gaiani —. Già per altri cantieri, come quelli con Cims sulle reti di Hera, ho accordato il distacco di lavoratori che vengono pagati dall’azienda che ne fa richiesta. Nulla vieta che Polese segua lo stesso schema». Intanto entro fine mese inizieranno anche le perizie di valutazione delle aree e degli immobili che Cesi possiede, il tutto in vista delle aste che dovranno essere indette. Aste nelle quali finiranno presumibilmente palazzine, lotti di terreno ma anche semplici cellulari e qualcosa come 180 tra auto aziendali, escavatori e altri mezzi che stanno rientrando alla base.