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di ENRICO BARBETTI
UN BRILLANTE studente di ingegneria informatica dell’Alma Mater è fra i leader della rete Anonymous individuati dalla polizia postale con l’operazione ‘Tango Down’, che ieri ha portato all’esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e una decina di perquisizioni in tutta Italia. Ludovico Loreti, 21 anni, di Imola, incensurato, è secondo gli investigatori uno dei soggetti più attivi fra i componenti italiani del network internazionale di hacker che si batte per la libertà in rete e che ha ripetutamente attaccato i siti di istituzioni e aziende.
GLI UOMINI della polizia postale sono piombati ieri all’alba nella casa in cui vive coi genitori. Loreti, ex studente dell’Iti Alberghetti, è anche tra i fondatori di Worfut project, un sito di applicazioni per smartphone la cui filosofia è di indicare agli utenti gli eventi più interessanti in città per organizzare il proprio tempo libero. Parte del suo tempo libero, invece, Loreti lo avrebbe dedicato al progetto Anonymous, un’attività tanto ‘romantica’ quanto illegale. Secondo il giudice per le indagini preliminari Alessandro Arturi, il giovane informatico imolese è un «elemento di spicco del gruppo Anonymous, dotato di elevate capacità tecniche, grazie alle quali si dedica con successo alla realizzazione degli attacchi informatici verso siti che lui stesso individua o che gli vengono suggeriti dagli altri membri del gruppo».
È STATO responsabile in prima persona, scrive il gip, di attacchi al sito del Banco di Lucca, del sindacato Sappe, della polizia penitenziaria, della Luiss, della Guardia costiera e della Banca d’Italia. «Ha inoltre rilasciato interviste — si legge nell’ordinanza — al programma tv ‘Le Iene’ (non andato in onda) e al Corriere della Sera (effettivamente pubblicata sul sito Internet corriere.it) parlando a nome del gruppo Anonymous e illustrandone gli ideali. Tiene inoltre i contatti tra la cellula italiana e altri gruppi di Anonymous a livello internazionale, per coordinare eventuali azioni comuni». Per lui e per i suoi ‘colleghi’ i pm romani avevano chiesto il carcere, ma il giudice ha deciso diversamente, concludendo che «i comportamenti illeciti non sono stati ispirati a fini di lucro o a uno specifico disegno eversivo destinato a riflettersi sui valori primari della civile convivenza e dell’integrità dell’ordinamento statale».
L’INDAGINE è stata condotta da investigatori in rete sotto copertura e da accertamenti tecnici che hanno permesso di risalire agli indirizzi di provenienza degli attacchi. Le conversazioni degli attivisti in chat sono state intercettate. L’1 settembre 2009 con il suo nickname N4pst3r, Loreti scriveva alle 15,57 «Io ho ownato», e poi «una banca», comunicando secondo la Procura l’avvenuta incursione nei database del sito della Banca di Lucca. Il giorno successivo lo stesso Loreti rendeva noto un attacco alla Banca di Imola.