Imola, 26 aprile 2014 - Sono arrivati in serata, all’ostello del Piratello. Ma quella di ieri è stata solo l’ultima tappa di un viaggio lunghissimo, iniziato nella loro terra d’origine: il Mali. Sono cinque, tutti uomini, tra i 19 e i 29 anni. Sono i profughi arrivati dal mare, sbarcati chissà quando sulle coste sicule e arrivati nel nord Italia da quando, nell’ultimo mese, il ministero degli Interni ha disposto la loro distribuzione in centri specializzati in tutto il Paese.

Una decisione forzata, dietro la minaccia una procedura d’infrazione dall’Europa per la gestione degli sbarchi al sud. In provincia, stando alle informazioni diffuse da Caritas e Comune, ne dovrebbero arrivare 300. Già 120 sono i profughi accolti nel Bolognese, 50 a Villa Angeli di Sasso Marconi e il resto a Villa Aldini a Bologna.

Cinque maliani arrivati da Pozzallo (Ragusa) a Sasso Marconi ieri sera sono arrivati a Imola. «Una decina di giorni fa siamo stati contattati dalla prefettura per sondare la disponibilità ad accogliere in strutture profughi — spiega il vicesindaco Roberto Visani —. L’idea costruita con la prefettura e con la Provincia è quella dell’accoglienza diffusa, di piccoli nuclei di stranieri che possono essere più facilmente gestiti e meno ghettizzati. Imola, attraverso la Caritas, ha dato disponibilità per accogliere cinque profughi uomini e cinque donne tramite Trama di terre». Bologna ha subito occupato i cinque posti maschili offerti, contattando ieri mattina la Caritas che ha dovuto organizzare l’accoglienza in giornata.

«Ci hanno fatto un’ottima impressione, sono tutti giovani e molto educati — spiega Luca Gabbi, direttore della Caritas imolese —. Parlano francese, ma abbiamo due mediatori culturali a seguirli. Nei prossimi giorni dovranno effettuare nuove visite mediche, dopo le prime che sono state fatte loro e iniziare le procedure per il riconoscimento dell’asilo politico».

A breve, invece, dovrebbero arrivare anche alcune donne che andranno in altra struttura. Per la gestione profughi la Caritas riceverà dallo Stato un corrispettivo di 30 euro al giorno che è comprensivo di vitto, alloggio, generi di prima necessità come i rasoi e la biancheria intima «e il pocket money di 2,50 euro al giorno che va dato al singolo straniero per le spese».

A conti fatti, per pagare mediatori, professionisti di sostegno, spese vive dell’alloggio e spostamenti nelle diverse strutture, «pochi stranieri non lasciano grandi margini economici, anzi. Per questo — spiega Visani che ieri è passato a salutare i maliani — l’Anci ha già chiesto al sottosegretario Delrio di rivedere verso l’alto i rimborsi».

Cristina Degliesposti