Imola, la storia di Michael, profugo diventato di famiglia

L’ex assessore Barbara Lo Buono partecipa al progetto Vesta e ospita il 19enne ghanese. "Insieme coltiviamo anche l'orto"

Alcuni immigrati in una cittadella gestita da un’organizzazione religiosa

Alcuni immigrati in una cittadella gestita da un’organizzazione religiosa

Imola, 22 ottobre 2017– «Se non ci fosse mancherebbe un pezzo». Per Barbara, Michael ha arricchito la vita di tutti i giorni, al punto da non voler pensare a una scadenza del progetto Vesta. Lei è Barbara Lo Buono, ex assessore comunale di Imola. Lui – Michael – è un ragazzo ghanese 19enne giunto in Italia due anni fa e oggi titolare di protezione umanitaria. Da gennaio vive a casa Lo Buono, nell’ambito del progetto gestito dalla cooperativa Camelot rivolto ai migranti, e che è concepito per integrarsi all’interno del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) del Comune di Bologna. Un modello pro tempore di accoglienza di tipo familiare rivolto a neomaggiorenni (titolari di protezione internazionale o umanitaria) che escono da strutture di seconda accoglienza.

La famiglia Lo Buono si è candidata ad aprire le porte di casa per una duplice motivazione: «In virtù dell’esperienza di amministratore pubblico – spiega Barbara, che insieme con il compagno ha intrapreso quest’avventura -, ho pensato che il progetto fosse interessante poiché credo che l’accoglienza in famiglia sia la strategia vincente per abbattere barriere. Dal lato personale, invece, c’era la voglia di mettere a disposizione un po’ di risorse e dare un contributo».

Del passato di Michael, arrivato in gommone dalle coste libiche, l’imolese non vuole parlare. Né con noi, né con lei. «Ci ha raccontato qualche episodio – dice Lo Buono -, si sente regolarmente con la sua famiglia rimasta in Africa, ma non mi interessa approfondire, non credo sia costruttivo. In ogni caso, non mi sembra si sia fatto sopraffare dagli eventi. Preferisco affrontare il quotidiano». Ecco, allora, la vita di ogni giorno: a casa Lo Buono si lavora e la mattina suona la sveglia per tutti. Michael in questo periodo svolge un tirocinio in un’azienda metalmeccanica dell’imolese. Un tran tran scandito da orari precisi. La mattina si esce di casa e la sera ci si ritrova per cena. Tutto nella normalità, insomma.

«Il ragazzo si è amalgamato molto bene – prosegue -, all’inizio abbiamo dato le coordinate e le regole di casa, ma in realtà siamo molto simili e abbiamo diverse cose in comune». A partire dalla cucina. «Ci piacciono moltissimo le verdure, così abbiamo fatto un orto che ora coltiviamo assieme. E a Michael, come a noi, piace la salsiccia e la pasta, alimenti che nel suo paese non esistono». Poi, nel weekend, via ai lavori domestici, alla spesa al supermercato, a quelle incombenze che durante la settimana non è possibile fare. Mentre la domenica mattina, Michael – cristiano – va a messa.

Al telefono, il giovane ghanese appare contento: «Va tutto bene», dice in un italiano ancora da perfezionare. E parlando della famiglia che lo accoglie: «Sono due persone perfette, carine e simpatiche. Sono stato davvero molto fortunato».