Servizi educativi, la ricetta di Buzzi "L’ente poteva puntare sulla qualità"

Il presidente di Confcooperative Federsolidarietà: "Sono i Comuni che scelgono la tipologia di bando"

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-"Le Giunte comunali non possono determinare chi vince i bandi. Ci mancherebbe, questo è un compito che spetta a funzionari, tecnici e dirigenti. E guai se non fosse così! Ma hanno una responsabilità politica evidente sulle tipologie dei bandi pubblici emanati, bandi che possono premiare più o meno il ribasso nel prezzo, oppure puntare tutto sulla qualità del servizio. In questo caso la scelta è prettamente politica ed occorre assumersene la responsabilità".

Lo dice Antonio Buzzi, presidente regionale di Confcooperative Federsolidarietà, la federazione a cui aderiscono 460 cooperative sociali in Emilia-Romagna (tra cui alcune di quelle coinvolte nel caso imolese, sia tra le sconfitte che tra le vincitrici) con quasi 30.000 occupati e 24.000 soci. A pochi giorni dallo scoppio del caso che tiene banco in riva al Santerno, Buzzi interviene per focalizzare l’attenzione su quello che ritiene "il vero tema di cui discutere".

E quale sarebbe questo ‘vero tema’?

"Il fatto che i Comuni sono nelle condizioni di scegliere la tipologia di bando per affidare i servizi educativi scolastici, premiando più la qualità dell’offerta o il prezzo".

In che modo?

"Possono, come prevede il Codice degli appalti, predisporre procedure di gara in cui il prezzo sia predefinito dall’Amministrazione senza ribassi, con la conseguenza che la competizione si svolge esclusivamente sugli strumenti qualitativi dell’offerta. Oppure i Comuni possono utilizzare formule che limitino l’impatto dell’offerta economica sulla componente progettualequalitativa".

A Imola però le cose sono andate diversamente...

"Non è successo solo a Imola, e non è la prima volta che accade. Voglio essere chiaro: le cooperative sociali hanno tutto il diritto di partecipare a questi bandi cercando di organizzare risposte ai bisogni delle comunità. Ma giocano alle regole che gli vengono date dalle Amministrazioni comunali. Se quei criteri premiano il ribasso in modo determinante, è frutto delle scelte dell’Amministrazione. Detto ciò, crediamo sia arrivato il momento di pensare anche ad altre formule...".

A cosa si riferisce?

"Come ha fatto da anni la Regione nei servizi socio-sanitari, si può pensare ad un accreditamento per i servizi educativi scolastici da farsi a livello territoriale".

Che cosa significa?

"Significa che i soggetti gestori sarebbero tenuti a dimostrare di possedere le caratteristiche previste dall’accreditamento e a rispettare stringenti requisiti e standard qualitativi, continuamente controllati dagli organi preposti e lavorando con tariffe predeterminate in base alle caratteristiche del servizio e alle professionalità richieste. In questo modo si responsabilizzerebbero maggiormente gli aspiranti gestori, incentivati a investire per raggiungere i risultati stabiliti e potendo contare su un numero congruo di anni per rientrare negli investimenti. Nei servizi per gli anziani e disabili, ad esempio, l’accreditamento ha una durata complessiva di dieci anni".

Quali vantaggi porterebbe questa procedura?

"Meno bandi per le Pubbliche amministrazioni e più stabilità nei servizi, più possibilità per il gestore di investire sul servizio a 360 gradi (digitalizzazione, qualificazione del personale, maggior integrazione con la rete dei servizi, ecc.), maggior facilità nell’effettuare controlli di requisiti e obiettivi prestabiliti. Alla fine ciò si tradurrebbe in un incremento della qualità in un settore che, non dimentichiamolo, riguarda i ragazzi più fragili e le loro famiglie".

red. cro.