Modena, 7 febbraio 2012 - Per la ricchezza dei suoi contenuti, lo chiamano il libro di pietra. E pare che il Duomo di Modena abbia ancora in serbo tante pagine da leggere, molte delle quali particolarmente misteriose e affascinanti. E sono proprio le moderne tecnologie che ci aiutano a cogliere particolari finora inediti.
L’ultima scoperta è di pochi giorni fa: nel corso del restauro della facciata principale, i tecnici, attraverso una sonda, nell’esaminare le celebri lastre scolpite da Wiligelmo, hanno visto sul retro delle decorazioni di tipo longobardo.
Pare quindi che lo scultore modenese abbia utilizzato delle lastre già scolpite, probabilmente appartenenti alla chiesa preesistente al Duomo. Wiligelmo le ha girate, utilizzando la parte liscia, per scolpire in bassorilievo la storia delle Genesi.

La parte decorata quindi, risalente forse all’ottavo secolo, è rimasta per mille anni nascosta. Pare si tratti di decorazioni astratte, intrecci tipici dell’arte longobarda che fece scuola in Italia dal settimo al nono secolo. E non è escluso che queste decorazioni abbellissero la chiesa altomedievale costruita prima dell’attuale Duomo. Va detto infatti, che dopo la distruzione della Mutina romana, dovuta soprattutto ad una grande alluvione, nel luogo dove adesso sorge la cattedrale esisteva già una chiesa dove venivano conservate le spoglie del santo patrono Geminiano. Nell’anno mille venne costruita una chiesa più grande, che però aveva problemi di stabilità. Fu allora, intorno al 1099, che i modenesi senza aspettare la nomina di un nuovo vescovo, iniziarono a costruire il Duomo affidandosi a Lanfranco e a Wiligelmo.
 

Come materiali di costruzione, si scelse di ricorrere soprattutto a pietre già pronte e levigate, ricavate dalle rovine della città romana e dalla chiesa pre esistente. Si narra che il cantiere venne sospeso perché non si trovavano più pietre. I modenesi si misero quindi a scavare nelle vicinanze e trovarono una grande necropoli romana, che servì così a fornire nuovo materiale. Non c’è da meravigliarsi quindi, che Wiligelmo abbia davvero utilizzato materiale di reimpiego per realizzare uno dei più celebri bassorilievi di epoca medievale. I restauratori, a breve dovrebbero illustrare le varie fasi dell’opera di ristrutturazione della cattedrale. Questa mattina doveva esserci un primo appuntamento, rimandato però per problemi legati al maltempo. Ma in ogni caso si tratta di aspettare solo qualche giorno, e allora ne sapremo di più su una delle scoperte più interessanti degli ultimi anni che riguarda il monumento simbolo di Modena.