Modena, 30 maggio 2014 - IL POLICLINICO da un lato, tre società ‘lavatrici’ nel mezzo, il mondo cooperativo emiliano dall’altro. Emerge questo trittico il giorno dopo l’esplosione della nuova bufera che ha travolto la sanità modenese, dove si ipotizza un collaudato sistema di tangenti per accaparrarsi appalti sia di carattere edilizio che per la fornitura di strumentazioni mediche. Le indagini di Nas e Arma hanno già portato all’iscrizione di 63 persone nel registro degli indagati, ai vertici l’ex direttore generale dell’ospedale, Stefano Cencetti. Sequestrati un milione e mezzo di euro.
I PRIMISSIMI nomi legati alle cooperative in qualche modo coinvolte nella maxi inchiesta, portano a Bologna e Reggio Emilia, ma, dicono i ben informati, anche la stessa provincia di Modena è destinata ad essere interessata. Ccc di Bologna: tra i 63 risulta esserci il direttore commerciale Giorgio Benedetti. L’avvocato che cura gli interessi del Consorzio cooperative costruzioni, Paolo Trombetti, spiega: «Al momento non abbiamo ricevuto nulla, nessuna notifica». Poi c’è Coopservice di Reggio Emilia, nella persona del presidente Roberto Olivi. Nel mezzo, dicevamo, tre società legate tutte in qualche modo al mondo della sanità e tutte, allo stesso tempo, perquisite in questi giorni dai Nas di Parma.
LA PRIMA è a Carpi, in provincia di Modena. Si tratta di un poliambulatorio, Fkt, diretto dalla moglie di Cencetti, Maurizia Viviani (indagata a sua volta). Secondo gli inquirenti, al suo interno, e attraverso l’associazione Hospital Facility Management, sarebbe stata svolta una duplice funzione legata al sistema corruttivo. Da un lato le aziende alle quali veniva direttamente affidato l’appalto (e quindi non attraverso una gara), pagavano le tangenti con accrediti su conti correnti legati anche alla ‘Hospital’, soldi che poi venivano appunto ‘lavati’ con false fatturazioni sul conto corrente del poliambulatorio carpigiano. Percorso del tutto simile a quello che avrebbero fatto somme di denaro ingenti passate attraverso l’aretina Gutenberg riconducibile all’ex deputato Ds Vasco Giannotti (e moglie).
A Reggio Emilia, e con questa siamo appunto a tre, nel mirino, invece, la Multiline dell’imprenditore Mauro Amedei, che ieri, attraverso l’avvocato Stefano Ferri, ha fatto sapere: «Sono del tutto estraneo alle vicende in questione e lo dimostrerò nelle sedi giudiziarie competenti». Nel merito dell’inchiesta che assesta un secondo pesante colpo al sistema sanitario modenese, dopo il caso ‘camici sporchi’ (del 2012) legato alle presunte sperimentazioni di stent su pazienti inconsapevoli (nove i medici arrestati), interviene il procuratore capo di Modena, Vito Zincani: «Ci tengo a sottolineare che l’inchiesta riguarda la passata direzione dell’ospedale e non l’attuale. Questo per non destare inutili allarmismi tra i pazienti. Non ci sono medici coinvolti — chiarisce Zincani —, altro non posso aggiungere».
Francesco Vecchi
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