Pesaro, 25 giugno 2010 - Hanno 76 e 82 anni e tra una settimana non avranno più una casa dove stare. Sono disperati Venerina Pizzagalli e il marito Giacinto Alessandroni, coniugi di Montelabbate in pensione, e la loro è una storia di quelle che lasciano l'amaro in bocca.

 

Da giorni vivono con l'incubo di vedersi un ufficiale giudiziario bussare al portone. La loro casa, l'abitazione di una vita, in via Pantanelli 202 è stata pignorata e il nuovo acquirente ha fatto mandare ai coniugi un atto per il rilascio dell'immobile entro dieci giorni. A partire da mercoledì. "Ci hanno ingannati e piuttosto che lasciare la nostra casa ci incateniamo".

 

La loro è una storia come tante altre. Di famiglie che si trovano a dover pagare alcuni debiti e che decidono di vendere qualche bene di loro proprietà per rimettersi in regola. E questo è quello che è successo agli Alessandroni. Una storia iniziata nel ’94 quando la coppia ha deciso di vendere parte del terreno che circonda la loro abitazione e con i soldi ricavati da questa cessione cancellare alcune ipoteche bancarie.

 

E magari riuscire a mantenere una piccola somma per garantirsi un po’ di tranquillità. Ma non avrebbero mai immaginato che dal momento della vendita del terreno per loro sarebbe iniziato un inferno lungo oltre 15 anni, fatto di lotte, cause, avvocati, tribunali. E tanta rabbia. Fino al pignoramento della casa e l’obbligo di lasciarla. "Nel ’94 - spiega Giacinto, ex artigiano - io e mia moglie abbiamo venduto metà del terreno di nostra proprietà, dietro casa nostra, dove i nuovi acquirenti, anche loro di Montelabbate, hanno iniziato a costruire un capannone".

 

"Lo hanno fatto prima del rogito, soltanto con la mia promessa di vendita. E qui sono iniziati i problemi. Ci sono stati poi una serie di problemi tra nuovi proprietari, i tecnici eccetera. Le distanze dal confine non sono state rispettate e i plinti sono stati posizionati per 95 centimetri dentro la nostra proprietà. In più porte e finestre sono state aperte sul confine e di conseguenza ci è stata anche tolta un’altra striscia del nostro terreno per consentire l’uscita dal capannone".

 

"E una capanna che avevamo sul retro è stata abbattuta con l’obbligo di rifarla nuova, ma non è andata così. Tra l’altro ci siamo accorti che sull’atto di vendita manca la firma di mia moglie, che è comproprietaria del terreno, quindi per noi un atto non valido. Ci siamo rivolti subito ad un avvocato, poi ad un altro e un altro ancora. Tutte cause perse".... Giacinto non sa più a chi rivolgersi.

 

"Le spese processuali erano troppo alte e ci hanno anche richiesto i danni. Non riuscivamo a pagare e così la casa è andata all’asta". Ad aggiudicarsela un altro montelabbatese, che dal 30 marzo scorso, giorno della notifica degli atti, aveva dato 60 giorni di tempo ai coniugi per lasciare la casa. Cosa che non è avvenuta. "Ho 82 Anni - dice Giacinto - sono stato operato alla testa e vivo con la bombola dell’ossigeno vicino al letto. Come faccio a muovermi? Dove vado, in mezzo ad una strada?".

 

Dove vanno lui e Venerina? E’ una domanda che non fa più dormire i due anziani da qualche mese. Hanno due figli sposati, ma entrambi abitano nelle case dei rispettivi suoceri. E Venerina e Giacinto non vogliono gravare su di loro. Vivono con 300 euro di pensione lei e 500 lui che "ci bastano appena per mangiare e pagare le bollette - spiega la donna in lacrime - come facciamo a pagare un affitto? Ho paura e vivo con la forca vicino al portone. Non voglio far male a nessuno, ma solo far capire che io da casa mia non mi muovo. Abbiamo lavorato tutta la vita, fatto grandi sacrifici e ora ci hanno portato via tutto. Qualcuno ci aiuti, non sappiamo più come fare".