Ravenna, 3 novembre 2011 - L’Inchiesta sul corretto (o meno) utilizzo dei cinque miliardi di lire (era il 1999) destinati alla ristrutturazione del Galletti Abbiosi è definitivamente chiusa. Sono infatti già trascorsi i diciotto mesi che il codice di procedura indica come tempo massimo per questo tipo di indagine (con le sospensioni feriali si giunge a due anni): era iniziata dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia nell’ottobre del 2009. Attualmente potrebbe essere in corso la corretta fascicolazione della montagna di atti raccolti dagli inquirenti.

Il pm titolare dell’inchiesta, Monica Gargiulo, ha due strade davanti: o la richiesta di archiviazione o quella di rinvio a giudizio, eventualmente preceduta da stralci relativi a persone nei cui confronti nulla è emerso. Secondo quanto si apprende negli ambienti giudiziari, il pm si appresterebbe a percorrere la seconda strada. Sotto questo profilo, il primo passo sarà quello della notifica, agli indagati, dell’avviso di conclusione indagini; seguirà l’esercizio dell’azione penale con la richiesta al gup di fissare l’udienza per discutere del rinvio a giudizio. La richiesta, a quanto pare, potrebbe riguardare almeno tre persone.

Circa l’ipotesi di reato, questa verrà compiutamente indicata nell’avviso di conclusione indagini: nella notizia di reato presentata in Procura a metà novembre del 2009, i carabinieri facevano riferimento alla malversazione ai danni dello Stato in quanto si riteneva essere stato stornato l’utilizzo di quei fondi pubblici finalizzati a ristrutturare il Galletti Abbiosi per farne un ostello per i pellegrini in marcia verso Roma per il Giubileo del Duemila e successivamente uno studentato universitario. A Giubileo concluso, infatti, la struttura, come per incanto — era la fine del 2004 — da ostello si è trasformata in un albergo di lusso e ben presto anche i posti riservati agli universitari sono scomparsi.

Nel registro degli indagati della Procura, invece, la condotta venne iscritta come truffa aggravata. Ciò che farà testo sarà comunque l’ipotesi che sarà formulata nella richiesta di rinvio a giudizio: non è questione di poco conto, anche per via dei tempi da cui conteggiare la prescrizione: dal Duemila per la truffa e dal 2004-2005 per la malversazione. Accanto alla notizia di reato, nel registro della Procura comparvero anche due nominativi, quello del tesoriere della curia, monsignor Guido Marchetti e quello di Raffaele Calisesi, titolare della Ayr, la società che gestisce l’albergo.

Circa un anno fa — era il 26 novembre 2010 — i carabinieri, proseguendo le indagini, acquisirono presso gli uffici comunali l’incartamento relativo al Rue, il regolamento edilizio urbano approvato nell’agosto, con cui fu autorizzata la riclassificazione dell’ostello in albergo «sia pure a una-due stelle». A tutt’oggi, a un anno di distanza, la Ayr non ha chiesto quella licenza. Nella ulteriore notizia di reato fatta pervenire al pm Gargiulo, i carabinieri accesero un faro anche nei confronti dei componenti della giunta comunale per gli atti relativi alle tappe di trasformazione della gestione che, primariamente riferibile all’Archidiocesi, passò poi alla società privata Ayr, il chè comportava la stipula di una convenzione con il Comune approvata nell’ottobre del 2007.

Una successiva tappa dell’indagine avrebbe dovuto riguardare l’effettiva e precisa conoscenza della situazione da parte di chi votò quella delibera. Ultimo atto dell’indagine, svolta dai carabinieri con la collaborazione del Nucleo di polizia tributaria della Finanza, ha riguardato il monitoraggio delle copie delle ricevute fiscali rilasciate ai clienti dell’albergo da cui si evidenzia il costo per camera che nulla ha da ostello. Ulteriore elemento a sostegno della ipotesi accusatoria.