Ravenna, fuga da scuola bis dopo 50 anni

Quattro amici rievocano il giro del 1967 con la stessa auto, una Fiat 1100

Vanni Vezzi, Guliano Maroncelli, Giuliano Ricci  e Valerio Ravaioli con la Fiat 1100

Vanni Vezzi, Guliano Maroncelli, Giuliano Ricci e Valerio Ravaioli con la Fiat 1100

Ravenna, 15 novembre 2017 - Un po' ‘Amici miei’ di Monicelli, un po’ ‘quattro amici al bar’ di Gino Paoli. Così 50 anni dopo quella ‘fuga’ da scuola dell’ottobre 1967, Vanni Bezzi, Giuliano Maroncelli, Giuliano Ricci e Valerio Ravaioli si sono ritrovati a pranzo a Longastrino, tanto per rivivere i bei tempi. «Nell’ottobre del ’67 – racconta Maroncelli, oggi 69enne – frequentavamo la terza C del corso di elettrotecnica dell’Itis Nullo Baldini. Io ero stato bocciato e quindi avevo già 18 anni e la patente. Presi la Fiat 1100 di mio padre e con Bezzi, Ricci e Ravaioli puntammo verso la collina forlivese, ‘saltando’ le lezioni di quel giorno. E non fu certo la prima volta».

La Fiat 1100 ha un ruolo non secondario nella vita di Maroncelli. L’anno dopo la scorribanda sui colli forlivesi, il diciannovenne Giuliano sfascia la Fiat in un incidente stradale, mentre rientra a casa, a Milano Marittima, dopo essere stato a ballare al Milleluci di Alfonsine. Gli anni passano, arrivano i diplomi dell’Itis. Bezzi, Ricci e Ravaioli trovano subito lavoro come periti tecnici. Maroncelli, che nel frattempo si è messo a studiare, si iscrive all’Isef all’università di Urbino e si laurea in Educazione fisica, intraprendendo poi la carriera di insegnante, in particolare al Liceo Scientifico.

Nel tempo i quattro si perdono di vista. Eccetto Maroncelli, che vive a Milano Marittima e Ravaioli che abita a Ravenna; Bezzi risiede ad Alfonsine e Ricci a San Biagio d’Argento. A farli ritrovare è sempre una Fiat 1100. Perché Maroncelli è un appassionato di auto d’epoca, così come la moglie Maria Carla Sacchi. «Cinque anni fa abbiamo trovato un modello di 1100 identica a quella di mio padre e da me distrutta. L’abbiamo acquistata e ce la siamo rimessa a posto. Non mi sembrava vero. E’ identica a quella che guidavo cinquant’anni fa». Ed ecco che scatta la scintilla, perché non ritrovarsi e scorrazzare ancora sulla Fiat 1100 come ai tempi dell’Itis?

Qualche telefonata e il gioco è fatto. Pranzo a Longastrino e una vita da raccontare. «Se ci ritroveremo anche il prossimo anno? Macché. Prima, prima. Abbiamo già fissato una cena pre natalizia. Sempre con la 1100, naturalmente».