Omicidio di Ravenna, il nuovo compagno sentito in Procura

"Giulia soffriva la personalità del marito". E poi: "Pretendeva sesso, la donna cedeva solo per quieto vivere"

Giulia Ballestri, uccisa lunedì 19 settembre a Ravenna

Giulia Ballestri, uccisa lunedì 19 settembre a Ravenna

Ravenna, 22 settembre 2016 - «Il marito pretendeva di avere rapporti sessuali. E questo come se fosse un proprio diritto. Lei? Si sottoponeva controvoglia per non aumentare i problemi a casa». È stato ascoltato a lungo, dagli inquirenti, il nuovo compagno di Giulia Ballestri. E le dichiarazioni del 40enne imprenditore ravennate, che il medico vedeva come un vero e proprio rivale ed era arrivato al punto di aggredirlo in strada, si sono rivelate un valido contributo che ha consentito alla Procura di arricchire il capitolo delle accuse mosse a Matteo Cagnoni.

Oltre all’omicidio e all’occultamento di cadavere il dermatologo dei vip è indiziato anche per il reato di violenza sessuale. «Giulia voleva chiudere il rapporto con il marito, soffocata dalla sua personalità. Ma lui non voleva», ha riferito il nuovo compagno. Ma gli atti sessuali sarebbero stati – scrive il pm Cristina D’Aniello – anche contestuali all’omicidio. 

La crisi coniugale tra marito e moglie era ormai a un punto di non ritorno. E lo stesso nuovo compagno della donna lo ha confermato. Matteo Cagnoni aveva scoperto la relazione extraconiugale della moglie ad agosto, dopo averle clonato il cellulare e averla fatta seguire da un investigatore. Così, ormai accecato dalla gelosia – ipotizza la Procura – aveva sviluppato un senso di controllo maniacale nei confronti della donna, che aveva il timore di essere intercettata dal marito. A detta di conoscenti della donna, lui ultimamente era diventato geloso e possessivo. Avrebbe alzato le mani su di lei, che a volte si ritrovava intorpidita perché qualcuno le versava antidepressivi nell’acqua.

Eppure per molto tempo a Ravenna la coppia aveva reso l’immagine della coppia perfetta. Per certi versi persino invidiata. Cagnoni l’aveva conosciuta nel 2005 nel suo ambulatorio di via Cattaneo. E pur di conquistarla le aveva fatto una corte spietata, vincendo la sua resistenza durata circa un anno. Ogni domenica la messa, poi un salto in pasticceria con i bimbi, l’aperitivo. Un rituale che si è ripetuto per tanti anni di apparente serenità, all’inizio probabilmente reale.

Lui teneva molto all’etichetta. Uomo ambizioso, che non si accontentava. Il suo lavoro lo portava spesso in giro per l’Italia e per il mondo. Quello stanco della routine, agli occhi dei conoscenti, sembrava piuttosto lui. La tragedia scoperta domenica ha scritto una storia diversa.