Questione di radici

Ravenna, 19 novembre 2015 - Questione di identità, di radici. Chiunque ha una storia dietro di sè, e la propria storia non si butta via, non ha prezzo. Anche se a volte capita di ritrovarsi a camminare da soli sul cornicione come il Basket Ravenna. Realtà capace di fare passi da gigante col merito di portare famiglie e bambini al palasport, con un presidente genuino e affidabile, la società vive le ore cruciali della sua vita, entro un paio di giorni dovrà decidere se sparire o no: domani ha l’appuntamento decisivo con uno sponsor (non ravennate) in grado di continuare a farla camminare da sola. Sennò c’è la soluzione più facile, Forlì la vorrebbe con lei, promette un palasport più grande e sempre pieno, due sponsor dollarosi.

Insieme più forti, dicono, in una squadra che si chiamerebbe Team Romagna. Ravenna che fa? Se l’incontro con lo sponsor non sarà soddisfacente, accetterà la corte di Forlì. Ma ne vale la pena? Una cosa sarebbe giocare a Forlì, spostando la sede di gioco, come la Cmc. Un’altra trasformarsi in una squadra nuova, che nulla ha di Ravenna, non siamo ancora pronti a questo, né a Ravenna né soprattutto a Forlì. Se i tifosi di Ravenna in una ipotetica partita di questa nuova creatura a Forlì che faccia farebbero se sentissero cantare Forza Forlì e vedessero giocare la loro squadra con altri colori? Non tornerebbero più. Questione di identità, di radici. Ecco perché il basket Ravenna non deve vendere la propria anima, meglio piuttosto ricominciare da zero. Ma sempre con una propria storia alle spalle, che resta. E non si vende.