Ravenna 2019: "La nostra candidatura? E’ stata un azzardo"

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Capitale europea della cultura 2019: i commissari in visita a Ravenna (Corelli)

Capitale europea della cultura 2019: i commissari in visita a Ravenna (Corelli)

Ravenna, 20 ottobre 2014 - CONOSCE ogni corridoio, ogni ufficio, ogni archivio di Palazzo Merlato grazie alla sua ormai più che quarantennale esperienza di consigliere comunale. Ma da un paio di lustri Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, è di casa anche a Bruxelles. Già perché oltre ad essere stato nel consiglio dell’Associazione dei Comuni italiani, dal 2001 è membro del Comitato delle regioni della Ue che ha sede nella capitale belga: i suoi 353 rappresentanti devono fare in modo che la legislazione dell’Unione Europea tenga conto della prospettiva locale e regionale. Infatti pubblica relazioni sulle proposte della Commissione. Dunque Ancisi può offrire una lettura originale del verdetto emesso dalla commissione incaricata di selezionare la città italiana Capitale europea della cultura 2019. Da notare che uno dei tredici membri della giuria è collega di Ancisi nell’organismo di Bruxelles: è l’austriaca Elisabeth Vitouch che rappresenta la commissione ‘Cultura e istruzione’ appunto nel Comitato delle regioni ed è membro dell’amministrazione cittadina di Vienna. Ancisi, lei che idea si è fatto del verdetto e della vittoria di Matera? «Io ero certo che Ravenna non potesse vincere». Facile sostenerlo ora che i giochi sono fatti. Poi lei è un anti Pd... «Lo dico perché so come funziona l’Unione Europea». Può spiegarsi meglio? «Esiste un senso del regionalismo fortissimo, tanto è vero che c’è un Comtato delle Regioni che funziona come un parlamento. Il principio della coesione territoriale è tra quelli fondamentali». E questo cosa c’entra con la designazione di Matera a capitale europea della cultura del 2019? «Basta guardare l’albo d’oro. Come si poteva pensare che per la quarta volta si scegliesse una città del centro-nord, dopo Firenze, Bologna e Genova e per la seconda volta l’Emilia-Romagna?». Allora si è trattato di una scelta geopolitica? Ha ragione il coordinatore Cassani? «Non in senso stretto. Perché il dossier del capoluogo lucano e l’energia che ha saputo trasmettere erano di per se un eccellente trampolino. Ma, ripeto, la candidatura di Ravenna, pur qualificata, e io stesso l’ho sostenuta, era gravata fin dall’inizio dall’handicap delle precedenti designazioni». Dunque ci siamo cullati per anni in un sogno? «Posso fare un’osservazione. Uno dei commissari è del Comitato delle Regioni. Io ci sono dentro dal 2001 e lo conosco come le mie tasche. Avrebbe fatto fuoco e fiamme se avessero scelto l’Emilia Romagna per la seconda volta, dopo Bologna Capitale del 2000». Questo il comitato di Ravenna 2019 non poteva ignorarlo. Allora perché ha affrontato questo percorso e sperato fino alla fine di ricevere il titolo? E’ stato un azzardo? «Qui entriamo nel campo delle ipotesi. Secondo me si contava come sempre sullo strapotere politico». Lo dice solo perché lei è da sempre all’opposizione e vede nefandezze dietro ogni iniziativa del Pd... «Io faccio opposizione sui fatti non sulle opinioni». Quindi, tornando alla sfida capitale? «Secondo me Ravenna, al di là, torno a ripetere, della validità della sua proposta, ha giocato sulla politicità delle nomine dei commissari, per metà espresse del governo italiano e per un altro quarto di area del partito socialista europeo». Ammesso che sia vero, cosa non ha funzionato? «C’è stata sicuramente un’intensissima attività di lobby da parte dell’amministrazione ravennate. Ma oggi la ‘ditta’ è passata a Renzi. Le condizioni non sono più quelle di Errani e Bersani. Penso che la lobby abbia avuto successo solo su uno dei commissari». Il suo commento di oggi sul verdetto è affidato a un video su Youtube: Pavarotti che canta ‘Addio sogni di gloria’. Da un ‘cacciatore di scandali amministrativi’ ci si aspetava qualcosa di più... «E’ un mio vezzo. Non so resistere agli sberleffi. Ma prometto che parlerò più diffusamente e seriamente quando entrerò in possesso di tutta la documentazione relativa al percorso della candidatura. Chissà se qualcuno pensa di tenere ancora in piedi la struttura...».