Reggio Emilia, acceca l'amichetto con una freccia. Ora il padre rischia la casa

I due bimbi erano in giardino e giocavano con un arco giocattolo. La vittima ha perso un occhio ed è partita una casa civile

Prosegue  la battaglia  tra gli studi legali dopo il drammatico  incidente

Prosegue la battaglia tra gli studi legali dopo il drammatico incidente

Reggio Emilia, 22 giugno 2017 - La traiettoria maledetta di una freccia che cambia in modo drammatico la vita a due famiglie, primo fra tutti un bambino rimasto privo di un occhio; e sull’altro fronte i genitori del suo compagno di classe che ora rischiano di perdere la casa per poter risarcire il danno.

L’episodio iniziale, raggelante anche per il fattore di casualità che contiene, risale a cinque anni fa. La causa civile che ne è scaturita sta per vivere una nuova puntata, la discussione in corte d’appello. In primo grado, il tribunale ha condannato i genitori del bambino ospitante al pagamento di diverse centinaia di migliaia di euro. Non aveva più la polizza capofamiglia, l’assicurazione che copre per i danni provocati a terzi, scaduta da poco e non rinnovata, pare, per una dimenticanza. In questo caso, con conseguenze gravissime che hanno modificato i destini delle persone per quella traiettoria della freccia scoccata da un arco giocattolo e deviata, pare, dal tronco di un albero nel giardino di casa.

Della vicenda, innescata dall’incidente accaduto in città al termine dell’anno scolastico, si è appreso in questi giorni anche se in modo frammentario. Ultimo giorno di scuola. Gli alunni escono dalle elementari. Fuori, ad attendere in auto due bambini, il papà di uno di loro. Gli amichetti si sono appena messi d’accordo: «Vieni a casa mia a pranzo - dice uno all’altro - Dopo c’è una festa, ci andiamo insieme e non dobbiamo passarti a prendere».

Il compagno accetta, i genitori si accordano.I bimbi salgono sull’auto, il papà li porta a casa. La macchina arriva a destinazione, i bambini scendono e il padre parcheggia dentro il giardino. Questione di pochissimo tempo. I bambini corrono nel giardino, in una casetta di legno usata come deposito attrezzi c’è un arco di plastica con freccia con punta di plastica. Il bimbo ospitante prende nelle mani l’arco, fa scoccare la freccia che sbatte contro l’albero e rimbalza. La traiettoria ha una deviazione, la freccia colpisce il suo compagno a un occhio. Non è dato sapere cosa l’infortunio abbia provocato nel dettaglio. Di certo si sa che da quell’occhio il bimbo perde la vista.

Le conseguenze, sanitarie, psicologiche, legali, sono a questo punto tutte scritte nei destini delle due famiglie. Dal punto di vista legale, parte una causa civile con in campo gli avvocati Marcello Fornaciari per i genitori del bimbo ospitante, Corrado Tarasconi e Brunella Bertani per la famiglia del bimbo colpito. Se quel padre avesse stipulato la polizza del capofamiglia con adeguato massimale, dal costo limitato, la conclusione sarebbe il risarcimento garantito dall’assicurazione. Ma non è questo il caso.

Si arriva alla sentenza del giudice civile di primo grado, il padre del bambino è condannato a risarcire diverse centinaia di migliaia di euro. La sua colpa: non avere vigilato, anche se si difende spiegando che l’evento è stato così repentino da impedirgli di intervenire: non era potuto rendere conto di cosa facevano i bimbi.