Stadio Mapei, "Partite off limits per i disabili"

L'accusa del padre di un ragazzo costretto sulla carrozzina: "Nello spazio riservato non si vede il campo"

Mapei Stadium (Artioli)

Mapei Stadium (Artioli)

Reggio Emilia, 20 agosto 2015 - Partite «negate» ai disabili. Il Mapei Stadium non è per tutti gli sportivi, almeno non per quelli meno fortunati. L’accusa arriva da Maurizio Cappello, padre di uno dei 15-20 ragazzi disabili che ad ogni partita del Sassuolo si presentano allo stadio per godersi l’evento sportivo. L’ultimo in ordine di tempo, il Trofeo Tim con protagonisti Milan, Inter e neroverdi.

«Peccato però che chi è costretto su una carrozzina non veda nulla dalla postazione assegnata ai disabili - attacca Cappello, papà di Danny, 26 anni, interista e appassionato di sport e da 13 afflitto dalla distrofia muscolare -. Sono già due anni che ho posto il problema all’attenzione del segretario generale del Sassuolo, l’avvocato Andrea Fabris. Lui mi ha dato il suo numero di telefono, l’ho provato a contattare una ventina di volte ma non mi ha mai risposto. Il fatto è che la zona dedicata ai portatori di handicap si trova ad altezza campo, su un piano in discesa e davanti ci sono le panchine rialzate. In sostanza, il campo non si vede. In più, si pone anche una questione di sicurezza con la presenza del canale di scolo, troppo vicino ai disabili».

«Noi giriamo tutti gli stadi d’Italia, da San Siro a Parma, fino allo Juventus Stadium - continua il 49enne siciliano e milanista di fede, residente a Reggio da 11 anni -. Frequentiamo anche il PalaBigi per le sfide di basket, eravamo tra il pubblico al Mondiale di ciclismo, ma solo al Mapei c’è questo inghippo. Assistiamo alle partite più importanti del Sassuolo e l’altra sera in occasione del Trofeo Tim si è palesato l’ennesimo disagio. Non ne posso più. Solitamente mi faccio aiutare dallo staff della Croce Rossa e porto mio figlio nella piazzola della tribuna, così può gustarsi la partita. Ma gli altri disabili restano dove non si vede niente. Combatto una battaglia per mio figlio e per tutti quelli nelle sue condizioni, affinché i loro diritti vengano rispettati. Il club neroverde spende milioni per sistemare le tribune e non si preoccupa delle cose più concrete e serie, come quelle di abbattere le barriere architettoniche».

Ecco dunque la richiesta di Cappello. «Cosa chiediamo al Sassuolo? Che provveda a risolvere l’intoppo prima dell’inizio del campionato. Basterebbe piazzare una pedana rialzata, togliere i primi seggiolini del parterre e i ragazzi avrebbero una visuale completa del campo di gioco. Oppure si potrebbe pensare a un’altra sistemazione per loro. Vorrei incontrare personalmente l’avvocato del Sassuolo e fare impegnare il club con un documento scritto. E poi ci sarebbero altre ingiustizie da appianare. Il Mapei è l’unico stadio in cui gli accompagnatori dei disabili pagano il biglietto. Dieci euro il costo del ticket. Ho rischiato di litigare più di una volta con l’addetto alla sicurezza. Non è concepibile una cosa del genere. Inoltre, lo spazio concesso ai portatori di handicap, nella zona del parterre, è molto limitato. Non ci si può spostare, nè utilizzare gli ascensori. Al Trofeo Tim, per esempio, non siamo potuti andare a salutare Adriano Galliani, che conosciamo grazie alla nostra amicizia col team manager del Milan Vittorio Mentana. Tutto questo perché non abbiamo a disposizione il pass per accedere alla Tribuna Vip. Mentre è stata un’impresa farci portare la maglia di Montolivo. Danny, poi, è riuscito a fare una foto insieme a Javier Zanetti solo perché io stesso sono andato a chiamarlo e lui, molto gentilmente, è sceso».