Hockey, trionfo e galera per Tataranni: "Io, campione, trattato da delinquente"

L'ex giocatore della Meccanica Rossi Scandiano picchiato in Spagna dalla polizia per aver esultato dopo la vittoria della Nazionale di Claudio Lavaggi

Massimo Tataranni

Massimo Tataranni

Reggio Emilia, 21 luglio 2014 - Esultare troppo fa male: Massimo Tataranni, 36 anni da Matera, con una stagione disputata nella Meccanica Rossi Scandiano in serie A1 una quindicina d’anni fa, ha vinto sabato ad Alcobendas, in Spagna, il titolo di campione d’Europa di hockey a rotelle con la nazionale italiana. Poi ha iniziato a esultare, in piedi su una transenna del palasport. In quel momento due energumeni gli si sono fatti incontro, lo hanno preso per il collo e gettato a terra. Il resto lo spiega proprio Tataranni, appena uscito dal tribunale di Alcobèndas, dove peraltro il giudice non ha confermato il fermo. «Io stavo solo festeggiando – dice l’attaccante lucano che proprio a Scandiano ebbe il suo trampolino di lancio verso una grande carriera — ma due persone mi sono saltate addosso e mi hanno colpito con un pugno». Tataranni, di scuola materana, ha giocato a Scandiano nel 2000 per poi disputare campionati con squadre blasonate come Novara, Prato, Trissino, Lodi, Valdagno, con diversi scudetti in bacheca e quindici anni di maglia azzurra.  Tataranni, chi sono le persone che l’hanno aggredita? «Erano agenti della pulizia municipale locale, ma erano in borghese, per cui è ovvio che io abbia cercato di divincolarmi. Mi hanno buttato a terra e mi hanno messo le manette, neanche fossi un delinquente comune». E poi?  «A quel punto è iniziata la vera odissea. Mi hanno subito portato al comando e mi hanno sbattuto in una cella in cui sono rimasto tutta la notte, senza mangiare e ovviamente senza dormire<WC>. L’unica cosa che mi ha tenuto su il morale è stato il pensiero di essere campione d’Europa».  Un comportamento incredibile, da parte delle forze dell’ordine spagnole.  «Guardi, noi eravamo in testa alla classifica pari alla Spagna e se le furie rosse avessero battuto il Portogallo, saremmo diventati secondi per differenza reti, visto che con gli spagnoli avevamo pareggiato. E invece è finita in parità anche Spagna-Portogallo e a quel punto l’Italia era campione d’Europa, a grande sorpresa e per di più in casa di quelli che si considerano i maestri di questo sport».  Secondo lei è stato dunque una questione di tifoseria a scaldare gli agenti? «Io credo che sia stato questo fattore a scatenare la reazione dei due poliziotti: pensi che mi hanno colpito anche con calci». Ma ora c’è il lieto fine.  «Per modo di dire ... In tribunale avevo un avvocato d’ufficio e un traduttore. Al giudice ho esposto la mia versione dei fatti che era del tutto diversa da quella degli agenti. Il giudice non ha confermato il fermo e dunque torno in Italia, devo dire però con tanta amarezza e delusione». Racconterà ai suoi nipotini questa esperienza? «Guardi, ne avrei fatto sinceramente a meno. Questo è stato un vero scandalo. Io ho solo espresso la mia gioia liberatoria, ma evidentemente gli spagnoli non sanno perdere».

Claudio Lavaggi