Agguato all’ex ambasciatore Bruscoli: picchiato a sangue

Finisce in ospedale dopo il pestaggio. Conto Mazzini, indagato per aver riciclato almeno 150milioni di euro

Gian Luca Bruscoli

Gian Luca Bruscoli

San Marino, 28 ottobre 2014 - Gian Luca Bruscoli, l’uomo che secondo la magistratura sammarinese, avrebbe riciclato almeno 150milioni di euro, è finito al Pronto soccorso dell’ospedale di Pesaro dopo essere stato pestato per strada.

L’uomo ha riportato ecchimosi in tutto il corpo e soprattutto al volto tanto che i medici gli hanno riservato una prognosi di 25 giorni ma lui, dopo le prime medicazioni, ha firmato per lasciare l’ospedale. E’ tornato il giorno dopo per un controllo poi è scomparso. E non l’hanno visto nemmeno le forze dell’ordine che non hanno mai ricevuto nessuna denuncia del pestaggio nonostante sia avvenuto giovedì scorso. A questo punto la Procura pesarese, considerata la prognosi che supera i 20 giorni, ha deciso di aprire un fascicolo per capire bene che cosa sia successo e, soprattutto, perché.

Qualcosa si può intuire: il castello costruito attraverso il riciclaggio milionario di soldi che arrivavano, secondo gli inquirenti, dalla mafia cinese che, a sua volta, li girava alla criminalità organizzata italiana e li ripuliva attraverso Fin Project, la finanziaria sammarinese, è crollato. Non viene escluso che Bruscoli non sia più in grado di restituire il denaro e qualcuno abbia mandato un brutto avvertimento.

Gian Luca Bruscoli, 49 anni, nato a Pesaro, ha lasciato come indirizzo di residenza Baden, in Austria, ma nemmeno a questo indirizzo si riusciva a trovarlo. Qualcuno, con ogni evidenza, ce l’ha fatta. Bruscoli, nella gigantesca inchiesta della magistratura sammarinese, coordinata dal dottor Alberto Buriani, che ha già portato in carcere anche due ex segretari di Stato (Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi) appare come una delle figure chiave nell’imponente giro di riciclaggio di denaro schermato attraverso l’interposizione di Banca Commerciale e una serie di finanziarie, la cui capofila era appunto Fin Project di cui Bruscoli è stato socio, consigliere e amministratore.

I soldi arrivavano a San Marino, si ripulivano attraveso i paradisi fiscali di mezzo mondo attraverso nomi in codice che andavano dal normale ‘Giulio’ ai floreali Iris, Ciclamino, Tulipano, al ruspante Cinghiale e Maiale e rientravano sul Titano per nutrire anche una grossa parte della politica. Bruscoli poi si faceva forte del suo incarico di ambasciatore in Libia (quello degli incarichi diplomatici è un altro corposo filone dell’inchiesta): quando la polizia giudiziaria, su incarico dei magistrati di San Marino, arrivò con il mandato di perquisizione della Fin Project, lui si fece scudo con la ‘feluca’. Nessuno si impressionò e gli agenti uscirono con le braccia cariche di documenti. Il castello iniziava a crollare.