Fabbrica della morte, operai a casa

Colmpo, licenziati tutti gli otto dipendenti. Tornano i sigilli nell’azienda di Ca’ Emo dove il 22 settembre morirono in quattro

La commissione parlamentare alla Coimpo (Donzelli)

La commissione parlamentare alla Coimpo (Donzelli)

Rovigo, 4 novembre 2014 - Per la terza volta, ieri mattina, l’azienda CoImPo di Cà Emo è stata posta sotto sequestro probatorio da parte della procura rodigina. Ieri mattina, i carabinieri della compagnia di Adria hanno posto per la terza volta i sigilli ai vari silos, alle vasche e alle autocisterne presenti all’interno della ditta di smaltimento di rifiuti che lo scorso 22 settembre era stata teatro della tragedia che aveva strappato la vita a quattro dipendenti che stavano lavorando vicino a una vasca da cui si è sprigionata una nube tossica. 

Già da oggi, però, i legali difensori dei sette indagati fanno sapere che ricorreranno al Riesame per dissequestrare nuovamente la struttura. E’ un mese che si sta continuando a sequestrare e dissequestrare la CoImPo, con un continuo botta e risposta tra il sostituto procuratore Sabrina Duò, che coordina le indagini, e le decisioni del Riesame, a cui lei farà ricorso in sede d’Appello. Una situazione che ha creato molti disagi soprattutto ai dipendenti dell’azienda, che dato che in questi mesi non si è potuto lavorare e non è stato possibile ricorrere alla cassaintegrazione, nel frattempo sono stati licenziati dai titolari dell’azienda.

I dipendenti della CoImPo inizialmente erano 11: dopo la tragedia di settembre erano rimasti in otto, e tutti (compreso Massimiliano Grotto, l’unico sopravvissuto alla nuve killer) ora sono stati licenziati dalla dirigenza dopo un incontro con i sindacati, in quanto non c’è più lavoro, con la promessa di essere richiamati se la situazione si sbloccasse. «Ci siamo trovati a casa dell’amministratrice delegata e gli operai hanno accettato — spiega Davide Benazzo della Cgil —. Io ho provato a proporre la cassa integrazione straordinaria, probabilmente l’Inps l’avrebbe accettata, ma i titolari non volevano e i lavoratori erano d’accordo. Anche se non condivido la scelta, è andata così». Forse nessuno di loro aveva più voglia di lavorare in un’azienda dove hanno visto morire i loro colleghi e amici. 

Ieri mattina, intanto, si sono svolti alcuni campionamenti nella vasca ‘incriminata’ ovvero quella di proprietà della Agribiofer, dalla quale si è creata la nube che ha ucciso quattrodipendenti. Mentre a fine mese continueranno i campionamenti in altre vasche e silos, con l’intervento dell’Arpa di Trento, che procederà poi con i test in laboratorio per determinare esattamente cosa fosse contenuto nelle vasche. Ieri sono state notificate anche le prescrizioni antinfortunistiche dallo Spisal alle due aziende coinvolte, CoImPo e Agribiofer: secondo il verbale non sarebbero state rispettate le misure di sicurezza per il trattamento di rifiuti tossici. Rifiuti tossici che però, secondo le difese degli indagati, in realtà non erano trattate.