Nonno e nipotino trovati morti nel fiume, "Mio suocero ha voluto alleviare le pene di Davide"

Alberto Cappellini, zio del piccolo: "Danillo era un uomo forte e determinato ma evidentemente non è riuscito ad affrontare il dolore" FOTO Omicidio-suicidio nel fiume

Nonno e nipotino trovati morti nell'Adigetto (foto Donzelli)

Nonno e nipotino trovati morti nell'Adigetto (foto Donzelli)

Lendinara (Rovigo), 13 ottobre 2014 - Una scena che non avrebbe mai pensato di trovarsi davanti agli occhi. Suo suocero e il suo amato nipotino, trasportati lontano dalla corrente. Stretti in un abbraccio di morte. Alberto Cappellini, ispettore capo della polizia di Badia Polesine, non è certo la prima volta che si trova a faccia a faccia con una tragedia durante lo svolgimento della sua professione. Ma quando a perdere la vita sono i tuoi cari, è difficile nascondere il dolore.

«Ero andato a casa di mio suocero Danillo (Giacometti, ndr) per occuparmi del piccolo Davide — racconta —. Da qualche giorno il bimbo si trovava a casa dei nonni, qui a Lendinara. I genitori erano partiti l’altro ieri per raggiungere Perugia, per partecipare ad un convegno sulla sindrome di Angelman, la patalogia cromosomica di cui era affetto Davide fin dalla nascita».

E spiega: «Matteo Giacometti, mio cognato, si era trasferito con la moglie Angela a Spinea, dove lavorava. Cinque anni fa poi, la nascita del piccolo Davide. Un altro sogno che si realizzava, dopo la laurea ed un posto di lavoro. Ma poco dopo il lieto evento, il duro colpo della scoperta della patologia di Davide». Un fulmine a ciel sereno per la giovane coppia. Ma come accade per i genitori colpiti dal dramma della malattia di un figlio, dopo la disperazione era arrivata la forza e il desiderio di riuscire a migliorare la vita del loro angelo. Proprio con questo scopo i genitori avevano deciso di lasciare per qualche giorno il piccolo al nonno, per partecipare ad un convegno sulla sindrome con cui era venuto alla luce il bimbo.

«Ho capito subito la dinamica di quanto successo — racconta Cappellini —. Danillo ha compiuto questo tragico gesto, per cercare di alleviare le pene del nostro nipotino. E nella sua testa, probabilmente, ha pensato che questa fosse una soluzione». Un gesto d’amore che però non libera la famiglia dal dolore. Uno ancora più grande. Quello di aver perso per sempre il proprio figlioletto e un nonno amorevole. «Mio suocero era un uomo forte e determinato — ha concluso il comandante di Badia — ma evidentemente non è riuscito ad affrontare il dolore di assistere quotidianamente alla malattia del nipotino e al sacrificio a cui i due giovani genitori erano stati predestinati». Un gesto d’amore dunque, dettato da una grande disperazione».