Bologna che cambia, Bologna la stessa (come me)

di LUCA CARBONI

Luca Carboni al Carlino (FotoSchicchi)

Luca Carboni al Carlino (FotoSchicchi)

Bologna, 27 ottobre 2015 - Forse le strade di questa città erano fatte per le carrozze con i cavalli e non per gli autobus doppi. Fuori Porta Lame, dove sono cresciuto, c’erano ruderi abbandonati, campi e alberi sui quali si andava con le cerbottane. Sembrava quasi di stare in un paese di campagna a due passi da PiazzaMaggiore! Ho addirittura una foto di mia nonna mentre lava i panni in via Riva di Reno.

I bambini, oggi, non possono certo immaginare che quando andavo alle elementari, passando in via Don Minzoni, di fronte all’attuale MAMbo, incontravamo la polizia con caschi e scudi che sparava lacrimogeni contro gli studenti col viso coperto, “sessantottini” dell’Itis Odone Belluzzi e mio zio doveva riportarci a casa correndo. Sembrava davvero di essere in guerra.

Pochi anni dopo, un certo Lucio, ex bambino prodigio e grande ballerino, partiva da piazza Galvani dopo avere baciato sua madre, per andare a cantare nei palasport di tutta Italia poesie rivoluzionarie e un poco ermetiche di Roberto Roversi, altro grande poeta bolognese che non c’è più. Tutto cambia velocemente! Niente luci e raggi laser o “selfie” con il pubblico alle spalle da postare sui social! Comunista Cattolico si dichiarava Lucio, alzando il pugno chiuso. Lasciando tutti interdetti. C’era qualcosa di drammatico e di magico. Bologna! Sembra un secolo fa.

Era l’epoca della vecchia piccola borghesia cantata da Claudio Lolli, altro poeta bolognese. Io ero solo un bambino, mi ero fatto fare da mia madre, un paio di pantaloni a “campana” di velluto marrone, non volevo toglierli mai. I russi, i russi e gli americani, i comunisti e i democristiani ma io pensavo soprattutto al pallone e a ritagliare le le foto di Beppe Savoldi, “BeppeGol”, dal Resto del Carlino per incollarle su un mio personale album tutto dedicato al Bologna! Mio padre tornava dal lavoro verso le otto di sera, tenendo il giornale nella tasca della giacca e io, soprattutto il lunedì, glielo sfilavo mentre lo salutavo.

I gol di Beppe me li raccontava il mio compagno di banco Massimo Mandreoli che, forse, era stato allo stadio, oppure li aveva visti in televisione. In casa mia non l’avevamo, perché mia nonna, molto religiosa, pensava che la tv fosse il diavolo! Non c’era internet, quindi non sapevo quasi niente, nemmeno di Sanremo, né del mitico bolognese Gianni Morandi, idolo d’Italia e del varietà in bianco e nero, costretto dal padre a imparare a memoria il Capitale di Marx.

Allora, Bologna non è più quella di una volta? Mi chiedono i giornalisti in giro per l’Italia. Non la sopporto più questa domanda! Certo! Non lo è. Non brucia di barricate come nel 1977, non si gioca a pallone nelle strade deserte come nei giorni dell’Austerity, non si spara a Lo Russo e soprattutto non si lascia più da pagare dal lattaio e dalla fornaia! Guccini, Vito e tutti i nottambuli che ammiravo e che stavano fino all’alba nella trattoria della Cirenaica non fanno più tornei di Tarocchi. Alcuni di loro non ci sono più.

Sono cambiate anche le leggi, le abitudini e la morale. Non si fuma più tutto un pacchetto di Marlboro da dieci guardando un film all’Arlecchino o al Cinema Nosadella. Bologna non è più quella? Vero. Manca tanto anche a me l’Arena San Felice, il cinema all’aperto, oppure l’attesa di un film che dopo la “prima visione, poi la “seconda” arrivasse finalmente nel cinema parrocchiale. Magari al Bellinzona! Non è più la stessa nostra Bologna? Certo che no. Come potrebbe?

Non c’è più la mia mamma con la sua macchina da cucire, non c’è più Freak Antoni, non ci sono gli Skiantos, i BieKi , i Gaznevada che suonano nel cortile del liceo artistico occupato. Sono sparite tutte le K della Bologna Rock, i ciclostili per stampare fanzine e manifesti incollati abusivamente sui muri di Bologna. Altrochè i graffiti, si facevano certi “patacconi”! Non ci sono più nemmeno i Sangue misto, i Massimo Volume. Forse non esiste più nemmeno la Bologna snob, che non applaudiva i cantanti considerati troppo pop! Ma perché fare sempre il confronto con il passato? Noi siamo qui adesso, abbiamo il futuro davanti, grandi sfide, io ho un figlio teenager e mi piace pensare, anzi sono convinto che nonostante tutto la mia città, magica ed inquieta, piccola ma immensa, sia ancora e per sempre “Bologna la stessa”.

di LUCA CARBONI

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