Avances lesbo: "Lascia stare nostra figlia"

A processo per stalking e lesioni i genitori di una minorenne che sarebbe stata importunata da una ragazza più grande

Si erano conosciute agli autoscontri di piazza d’Armi. Una aveva 20 anni, l’altra solo 12. Tra loro era nata una amicizia particolare tanto che la più giovane avrebbe provato una infatuazione nei confronti di quella ragazza molto più grande di lei che le dava attenzioni e le faceva regali. I genitori della minorenne, appresa la cosa, si erano preoccupati e prima avrebbero provato a dire alla 20enne di allontanarsi dalla loro bambina passando poi a pressioni più violente fino ad aggressioni fisiche e insulti in pubblico di questo tenore: "Lascia stare nostra figlia, sei una ninfomane". I fatti risalgono al 2019 e all’epoca la squadra mobile avevano notificato al padre e alla madre della 12enne un divieto di avvicinamento alla 20enne che li aveva denunciati dopo diversi episodi subiti. Con l’accusa di stalking e lesioni aggravate i genitori della minorenne, un 40enne e una 38enne, sono finiti a processo. Ieri, al tribunale dorico, è stata sentita la parte offesa, oggi 23enne, che davanti alla giudice Paola Moscaroli ha rimesso la querela per lo stalking. Il processo è proseguito per le lesioni, reato che va avanti d’ufficio. Gli imputati sono difesi dall’avvocato Andrea Nocchi. Due in particolare sono stati gli episodi in cui la vittima sarebbe stata aggredita fisicamente. Il primo il 16 maggio del 2019, alla fermata dell’autobus. La coppia l’avrebbe seguita fino a Tavernelle, dove la giovane aspettava il bus per andare a scuola, a Loreto. "Mi sono sentita strattonare da dietro – ha raccontato in aula – era il padre della ragazzina, con l’avambraccio mi ha stretto il collo e spinta contro un furgone. Mi ha detto "aspetta che adesso arriva anche mia moglie". Poi mi ha dato un calcio alla mano". La 23enne è riuscita a divincolarsi ed è salita sul bus dove però sarebbe salita poi anche la madre della 12enne riempendola di insulti. "Ti avevo detto di lasciare stare mia figlia – le avrebbe urlato – sei una ninfomane". Con la mano ferita la 23enne è arrivata a scuola e ha riferito di aver chiesto alla preside di accompagnarla in ospedale. Aveva un dito rotto, 30 giorni di prognosi. Il 23 maggio una seconda aggressione che è stata raccontata sempre ieri, in aula, dalla vittima. "Ero al parchetto della parrocchia – ha riferito la parte offesa – sono arrivati loro e mi hanno preso a schiaffi e mi hanno rivolto insulti omofobi". La 23enne ha spiegato che tra lei e la minorenne non c’è mai stato un contatto fisico. Si sarebbero scambiati solo messaggi via cellulare dove "io le dicevo che era troppo piccola per una relazione con me e che doveva crescere, era lei che mi cercava non io". Nei messaggi la 12enne le avrebbe scritto parole come "ti amo".