Bar e ristoranti: "Ormai siamo pronti a tutto"

Dubbi e critiche nei locali cittadini alla vigilia del Super Green pass: "Difficile controllare soprattutto certi clienti indisciplinati"

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No vax di tutta Italia tremate. Arriva il super Green pass. Peccato che ci sia poco da ridere, soprattutto se avete un ristorante. Peggio ancora se avete un bar. E c’è anche il peggio del peggio: avete un bar e siete soli a gestirlo. Succede anche questo ad Ancona, dove la nuova misura renderà sì più difficile la vita ai non vaccinati, ma non solo a loro. "L’ho messo in giro io il Covid? – chiede retoricamente, e piuttosto imbufalito, Simone Governatori del Bar Torino, in corso Garibaldi – Qui la gente entra ed esce di continuo. Una va e l’altra viene. Non è come al ristorante, dove arriva, si siede e resta al tavolo due ore. Io lavoro solo. Che faccio? Mentre preparo un caffè mi fermo, vado all’ingresso, controllo il super green pass e torno a fare il caffè? E così di continuo? Questa cosa è improponibile. E poi mi fanno ridere, dicono: attenti, da lunedì le forze dell’ordine controlleranno bar e ristoranti. Ma quando mai? Io lavoro quindici ore al giorno, e tre quarti dei guadagni vanno via in spese. Ho due funghi elettrici per l’esterno: 1.500 euro l’uno. E il gas adesso mi costa il doppio". Antonio Aiello, barista in piazza Roma, non è da solo, ma, confessa, "così lavoriamo male. E dobbiamo anche avere discussioni con certi clienti, come quell’anziano che è entrato senza il Green pass, ed è rimasto seduto al tavolo mezz’ora. Poi c’è sempre il cretino che fa lo spiritoso. Ma se tu vivi in una comunità devi rispettare il prossimo. Io non posso mettere le mani addosso a uno che entra senza Green pass, per farlo uscire. Devo chiamare i carabinieri. Così si perde tempo. E poi dovrebbe essere il cliente a mostrarlo subito, invece di aspettare che glielo chiediamo noi".

Massimo Lampa, al ristorante Le Tredici Cannelle, inizialmente la butta sull’ironia: "Noi siamo pronti. Siamo pronti a tutto. Lo eravamo anche con il signor Conte". Poi ammette: "Le difficoltà ci saranno, come per tutti. Noi abbiamo sempre seguito le regole, e cerchiamo di dare il nostro piccolo contributo. Ad esempio non portiamo i menù a tavola. Sono i clienti a fotografarne uno appeso. E’ un modo per ridurre ulteriormente i contatti fisici". Corrado Bilò, in piazza del Papa, si dice quasi "fortunato", perché "molti nostri clienti li conosciamo, sono frequentatori abituali della Moretta. Persone responsabili, ma anche preoccupate: chiedono che tutte le misure di sicurezza, come la distanza fra i tavoli, siano rispettate. Noi lo facciamo". Paolo Marchini dell’Osteria del Pozzo confessa che "a ottobre abbiamo dovuto mandare via alcuni clienti. Capita che in un gruppo ci sia solo un non vaccinato, e così l’intero gruppo non può entrare. Lavoriamo tanto il sabato e nei festivi, al punto che a volte dobbiamo mandare via qualcuno perché il ristorante è pieno. Negli altri giorni però i clienti sono pochi".

Vita dura anche per Raffaele Attili della Cantineta: "Di gente ne abbiamo mandata via parecchia. C’è anche chi insiste, e vuole entrare senza Green pass. La situazione non è facile. Di recente da queste parti hanno chiuso un ristorante e un bar in piazza del Papa".

r. m.