NICOLÒ MORICCI
Cronaca

Chipstar si arrende alla crisi "Ora non so come vivere"

La friggitoria di Corso Garibaldi ha ricevuto lo sfratto esecutivo dal primo luglio: "Ma io mi fermo subito: come potevo pagare affitto e tasse con la pandemia?"

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di Nicolò Moricci

Settore del commercio in ginocchio, Chipstar Amsterdam ha definitivamente chiuso i battenti. Saracinesca abbassata per la caratteristica friggitoria di corso Garibaldi. Dopo sette anni e mezzo di attività, la catena di pattine fritte Chipstar – col suo unico punto vendita nelle Marche e uno dei pochi del centro Italia (ce n’è uno in Abruzzo) – non ce l’ha fatta. Tira un sospiro di dolore, Walter Dominici, che ha rilevato l’attività due anni fa: "Era agosto 2019, quando ho inaugurato la nuova stagione di Chipstar. Ho rinnovato il locale, ci ho investito tutto ciò che avevo. Ma pochi mesi dopo ecco la pandemia. A febbraio 2020 non avrei mai pensato di chiudere. Andava davvero tutto bene, però poi il lockdown ha ucciso i commercianti: niente passaggio, nessuno studente universitario ad Ancona, niente acquisti e tanta paura del contagio. Non si staccavano più scontrini, la città era deserta. In estate, stesso scenario: la gente andava in vacanza e noi, imprenditori di provincia, provavamo invano a resistere. È a settembre – continua Dominici – che si è nuovamente accesa la speranza". Ma è durato poco: perché a inizio ottobre sono tornate le chiusure: "Non riuscivo più a pagare né utenze né tasse né affitto. Incassavo poche centinaia di euro al mese ed ero in ritardo col canone di locazione. Così, i locatori mi hanno portato in tribunale, ma – riflette – 4250 euro mensili per 90 metri quadri è troppo. Altri negozianti ne pagano 2mila".

Pochi giorni fa, la decisione del Tribunale: sfratto esecutivo dal 1° luglio 2021. Ma Dominici ha deciso di chiudere ieri: "Mi hanno bloccato il conto in banca e ho subìto un pignoramento. Ora non potrei più pagare i fornitori, con cui – precisa – non ho mai avuto alcun debito. Ma non so come andare avanti: domani andrò in Comune, chiederò dei sussidi, non so come vivere. Sono persino arrivato a dormire in negozio per risparmiare in benzina fino a casa". Dominici, imprenditore di lungo corso, di commercio ne capisce: "Con la mia famiglia avevamo diversi autolavaggi e alcuni bar, quindi so di cosa parlo quando dico che servono interventi concreti per i negozianti. Non occorre finanziare nuove imprese in franchising, ma aiutare le piccole botteghe sull’orlo del baratro. A novembre 2020, ho fatturato 3mila euro. L’anno precedente, nello stesso mese, ne facevo 20mila: il Covid – sottolinea – ci ha ridotti male. E il governo non può darci 6mila euro all’anno, a fronte di una perdita complessiva di 200mila euro. Dov’è la Regione, dov’è il Comune? Serviva sospendere le tasse, come in Germania".

Chipstar attirava clientela da tutte le Marche e, al suo interno, formava giovani ragazzi con la passione per la ristorazione. Era il 2014 quando veniva inaugurato il nuovo locale di corso Garibaldi, con le polemiche per l’olio a terra. Quattro anni dopo, Dominici – che allora era direttore – balzò agli onori della cronaca per aver sedato una violenta lite tra un passante e dei vigili che erano stati aggrediti in centro. "Ma Chipstar – rilancia Walter – non morirà. Ho soltanto chiuso il negozio, ma con l’aiuto delle istituzioni tornerò. Ovviamente, nella mia Ancona".