Strage di Corinaldo, processo alla banda dello spray :"Andiamo verso la sentenza"

Strage in disco, la banda dello spray in aula per l’appello: "Conclusione per il 10 o 17 marzo". I familiari: "Non troviamo pace"

di Marina Verdenelli

La banda dello spray è tornata in aula. C’erano tutti ieri, eccetto uno causa Covid (Badr Amouiya), i sei ragazzi della Bassa Modenese che causarono i morti alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo. Ben vestiti, rasati, anche con qualche chilo in più, sono arrivati in tribunale dove si è aperto il processo di appello a cui sia accusa che difesa hanno fatto richiesta dopo la condanna di primo grado che il 30 luglio di due anni fa li ha condannati a pene tra i 10 e i 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale, lesioni personali anche gravi e singoli episodi di furti e rapine. Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone volevano rilasciare dichiarazioni spontanee ma lo faranno quando toccherà alle difese. L’intenzione della Corte d’Assise d’Appello è di chiudere tutto entro due mesi e arrivare alla sentenza per l’udienza del 10 o 17 marzo. È stato chiaro il presidente Giovanni Treré, l’arrivo del verdetto nel più breve tempo possibile, anche se si è ancora in pandemia. Alcuni avvocati della difesa hanno sottolineato la problematica Covid-19, ma la Corte ha deciso di procedere a ritmi serrati con un calendario di udienze quasi settimanali. Il processo ieri si è aperto con la sola relazione degli appelli presentati. La Procura mira a far riconoscere l’associazione a delinquere perché, come già ribadito nella discussione del primo grado di giudizio, i sei "non avevano altre entrate o fonte di reddito e i reati commessi erano operazione programmate con una certa stabilità e una suddivisione di ruoli con tanto di rapporti con un ricettatore", che cambiava l’oro portato in soldi. Di tutt’altro avviso le difese degli imputati, oltre a Mormone e Di Puorto in aula c’erano anche Moez Akari, Andrea Cavallari e Souhaib Haddada, che hanno basato i motivi del ricorso su prove non sufficienti a dimostrare i furti e le rapine in discoteca e soprattutto il nesso tra l’utilizzo dello spray urticante con la morte delle sei vittime, schiacciate da una folla in fuga dal locale la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. Gli avvocati degli imputati hanno chiesto rinnovazioni istruttorie "molto tecniche – ha spiegato Pierfrancesco Rossi, legale di Di Puorto e Mormone – per quanto riguarda l’accertamento dei fumi coreografici sequestrati perché erano state rinvenute due macchine, una poi sequestrata con rogatoria internazionale a San Marino, sulla quale non è stato mai fatto nessun tipo di accertamento per valutare la consistenza dei liquidi urticanti che vengono ritenuti responsabili dell’esodo e fuga di massa dei ragazzi che ha provocato la strage". Gli imputati della Lanterna sono ancora tutti in carcere, dove stanno studiando e facendo programmi lavorativi. La prossima udienza è stata fissata per il 20 gennaio, inizierà la Procura generale, poi seguiranno le date del 3 e 10 febbraio per le parti civili, 17 e 24 febbraio le difese e 10 e 17 marzo repliche più camera di consiglio e sentenza. In aula ieri c’era il fratello di Benedetta Vitali, una delle sei vittime della Lanterna Azzurra. "È stata una udienza solo introduttiva – ha commentato Francesco Vitali –, stiamo aspettando giustizia da più di tre anni, siamo stanchi, cerchiamo di pensare positivo e guardare avanti e sperare che prima o poi si arrivi ad una condanna e finalmente mia sorella e le altre vittime saranno in pace. Rivedere i ragazzi della banda mi fa rabbia, sono arrabbiato con loro e con chi ha permesso al locale di stare aperto, ce l’ho con tanta gente e ancora molta di questa non è in carcere, dove vorrei che invece fossero".