Dieci famiglie alluvionate per il raddoppio ferroviario

Via Torrette, a Maiolati, è finita sott’acqua: "Hanno realizzato una strada che forma una barriera e ha impedito il deflusso dell’acqua dal fosso al fiume Esino"

Migration

"Per il raddoppio ferroviario hanno creato una strada che forma una barriera e impedito così il deflusso delle acque dal fosso di Montecarotto al fiume Esino: i risultati catastrofici sono quelli che vediamo. Siamo le uniche dieci famiglie alluvionate del Comune ma nessuno sembra accorgersi di noi". A parlare sono le famiglie che abitano in via Torrette dove l’acqua ha raggiunto livelli record giovedì sera, fino alla fiumana che alle 20,45 ha distrutto auto e tutto quello che era nelle taverne e nei garage al piano seminterrato. Giuseppe Bossoletti che ha costruito due villette assieme alle figlie Sabrina e Sonia e ai loro compagni ha tutte le carte del nuovo asse viario costruito successivamente alle case. Le conserva da anni. "La strada prima dei lavori per il raddoppio ferroviario e l’eliminazione del passaggio livello era molto più bassa. Sia via Torrette qui davanti che la nuova strada che porta al centro commerciale Oceano (il cui sottopasso è ancora chiuso e invaso dal fango, ndr). Prima del raddoppio da quella parte l’acqua che scendeva dal fosso di Montecarotto (dal quale è arrivato di tutto giovedì sera, ndr) c’era il campo e nella precedente alluvione era stato realizzato anche un passaggio che portava l’acqua al fiume. Quando sono intervenuti per fare la nuova grande rotatoria e la strada ad alto scorrimento hanno chiuso tutto lasciando solo un piccolo passaggio per far sfogare le acque, ponticello che tra l’altro poco dopo incontra uno sbarramento di cemento. Hanno chiuso invece che agevolare il deflusso e a farne le spese siamo noi che oggi piangiamo per il disastro. Non sappiamo dire – spiega Sonia Bossoletti - a quanto ammontano i danni credo almeno 150mila euro ad appartamento: due auto e una moto sono da buttare e altre tre invase dal fango sono da controllare. Sotto avevamo gli inverter dei pannelli fotovoltaici e le pompe di calore, ma anche i macchinari dei nostri compagni che ora non possono più lavorare".

Poco più avanti ci sono Francesca Pierantonelli e il compagno Daniele Tisba: avevano il sogno di andare a vivere insieme e ci lavoravano da un anno ma ora vedono solo fango e danni. "La caldaia era nuova e ancora da installare: è da buttare – raccontano in lacrime -. L’acqua si è incanalata nella parte senza new jersey ed è finita tutta nella taverna che stavamo realizzando e nel garage. Abbiamo un mutuo, non so come faremo". "Abbiamo tolto gran parte dell’acqua grazie alla protezione civile che è intervenuta con 4 pompe e oltre dieci uomini e una trentina di conoscenti – spiega la famiglia Bossoletti -. C’è stata grande solidarietà ma ora chi ci risarcirà? Chi impedirà che questo riaccada?".

Sara Ferreri