GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Fiori bianchi nel Nevola: "Torni a essere il fiume della vita e non di morte. Non vi dimenticheremo"

Cerimonia anche a Barbara per ricordare i suoi quattro morti. Il figlio di Brunella Chiù ritrovata alle Tremiti: "La fine di un incubo".

Fiori bianchi nel Nevola: "Torni a essere il fiume della vita e non di morte. Non vi dimenticheremo"
Fiori bianchi nel Nevola: "Torni a essere il fiume della vita e non di morte. Non vi dimenticheremo"

Abbracciamo Simone Bartolucci. Per la prima volta, nel giorno più duro, quello del ricordo, si lascia andare a qualche parola spontanea, dopo il ritrovamento della mamma Brunella Chiù. "È stata la fine di un incubo durato un anno. Ma il dolore, quello non passerà mai", confessa con un filo di voce. È sull’uscio della sua abitazione, in contrada Coste a Barbara. E alla spicciolata iniziano ad arrivare parenti, amici, le autorità. Si è tenuto lì, ieri, il momento in memoria delle vittime del paese. Brunella, 56 anni, la cui identificazione del corpo è avvenuta soltanto dieci mesi dopo dal rinvenimento di un cadavere alle Isole Tremiti, il 3 novembre. Sua figlia Noemi Bartolucci, 17 anni. Studentessa, ragazza solare e nel pieno della sua vita. Tanti sogni ancora da realizzare. Insieme, Brunella e Noemi, sono state portate via, in quell’ultimo viaggio maledetto, dall’ondata di acqua e fango. Simone le aveva viste lì, proprio davanti casa, prima che scomparissero nello tsunami. Quando lui ha trovato la salvezza aggrappato ad un albero. Loro no. La fiammella del ricordo è sempre viva anche per Erina Febi, 77 anni, annegata in casa all’intersezione tra Ostra Vetere e Barbara. Stava tentando di chiudere gli infissi al pianterreno, ma l’acqua - un anno fa - viaggiava più veloce. E poi ci sono lacrime intense, altrimenti non potrebbe essere, per la più piccola vittima dell’alluvione: Mattia Luconi, otto anni appena. Strappato dall’abbraccio della madre sul ponte di Ripalta, nei pressi di Castellone di Suasa, e ritrovato dopo otto giorni di agonia a 13 chilometri di distanza dal punto d’impatto. Sono tutti lì, simbolicamente davanti casa di Simone. Ai piedi di un borgo dove tutto si è consumato, nell’arco di 200 metri. Arrivano Silvia Mereu e Tiziano Luconi, i genitori di Mattia. I volontari, i compaesani, il parroco don Paolo Montesi, i sindaci. In testa il primo cittadino di Barbara, Riccardo Pasqualini: è il primo a prendere la parola, visibilmente commosso. Emozionato, come tutti. "È la serata più dolorosa – osserva in apertura di un sentito discorso – Ma Mattia, Noemi, Bruella ed Erina saranno sempre con noi. La comunità avrà questa ferita in eterno, una cicatrice che non si rimarginerà. Ma nel loro ricordo dobbiamo reagire e trovare la forza. Glielo dobbiamo. E soprattutto dobbiamo essere vicini, con i gesti concreti, ai loro parenti – aggiunge guardando negli occhi i cari delle quattro vittime – L’amore nei loro confronti dovrà continuare per sempre. Poi dobbiamo lottare affinché tutto questo non accada mai più, quel dramma non si verifichi ancora".

L’ultimo momento, più straziante, nel gesto di chiusura: quattro rose bianche in mano ai parenti delle persone scomparse, consegnati da Pasqualini, garofani viola per i bambini presenti. Quei fiori vengono lanciati nel fiume, che da mesi è tornato mite, taciturno, dopo quella notte d’apocalisse del 15 settembre 2022. Il sindaco in lacrime abbraccia Simone, Silvia, Tiziano e tutti gli altri. Dunque rivolge i pensieri al Nevola: "Facciamo in modo che torni ad essere il fiume della vita. Non della morte", conclude. Visi che si bagnano, mani che si stringono, abbracci che provano a colmare vuoti. Giurano i barbaresi: "Nessuno dimenticherà Mattia, Noemi, Brunella ed Erina. Reagiremo anche per loro e i loro parenti, ma la vita sembra essersi fermata a quella notte di un anno fa".