Frustata mortale, prima condanna

Morte dell’agente marittimo Rizzeri, il comandante della portacontainer patteggia. Ancora niente risarcimento

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di Marina Verdenelli

Morto per la frustata di una cima, c’è la condanna per il comandante della nave portacontainer Bf Philipp ma ancora nessun risarcimento economico è stato dato alla famiglia di Luca Rizzeri, strappato alla vita all’età di 33 anni. L’agente marittimo, padre di due bambini, sposato, fu colpito alla testa il 10 giugno di due anni fa, da una cima che si spezzo durante la fase di ormeggio della nave battente bandiera portoghese. Ieri il procedimento giudiziario, nei confronti della persona ritenuta responsabile dalla Procura per quella morte, si è chiuso con un patteggiamento a dieci mesi, pena sospesa, davanti alla gup Paola Moscaroli. Il comandante della nave è un 53enne, originario della Russia ma residente in Ucraina, difeso dallo studio Scaloni. Un anno fa il pubblico ministero Rosario Lioniello aveva chiuso l’indagine con in mano una consulenza tecnica sulla corda rotta fatta dall’ingegnere Pasquale Frascione che rilevò come la cima si era spezzata perché completamente usurata, utilizzata da almeno 4-5 anni e quindi non idonea all’ormeggio in banchina. Per questo ne rispose direttamente il comandante della portacontainer. Nelle pagine della consulenza il perito aveva evidenziato "gravi ammaloramenti su tutta la sua lunghezza, soprattutto nel punto di rottura". Le prove di trazione fatte per esaminare la corda avevano confermato come non erano adatte a sopportare quel carico. "Il cavo si è rotto – riportava sempre la perizia – perché sollecitato da uno sforzo di trazione prodotto dal movimento della nave che non era in grado di sostenere". Una corda vecchia che non ha retto la trazione al momento dell’attracco anche perché fatto, sempre stando alla Procura, ad una velocità non adeguata ai presidi di bordo ed eccessiva.

Così la richiesta di un processo per omicidio colposo. I familiari della vittima, assistiti dallo Studio3A, stanno avviando una causa civile finalizzata ad un risarcimento economico visto che ad oggi la compagnia assicurativa non ha fatto nessun passo verso questo senso. Rizzeri lavorava per la ditta Archibugi, la Adriano e Armando Montevecchi, e quella mattina si trovava sulla banchina 23 della nuova darsena, al porto, in attesa di iniziare le operazioni di scarico del naviglio arrivato da Trieste. La portacontainer stava attraccando quando una cima, lo spring di prora, il primo cavo di ormeggio che era stato già assicurato alla bitta, si è spezzata raggiungendo una forza di quasi 15 tonnellate e colpendo l’agente marittimo sulla parte destra del collo. Rizzeri morì sul colpo lasciando la moglie Giuliana e i due loro bambini che oggi hanno 11 e 4 anni.