Lucia Mascino, la ‘scienziata’ attrice "Ma non chiamatemi principessa"

di Nicolò Moricci Signora Mascino, frequentava l’università di scienze matematiche fisiche e naturali ad Ancona. Poi, molla tutto e sale sul palco. Rimpianti? "Nessuno. Fare l’attrice non è una scelta razionale, nessuna strada scritta. Quasi non lo suggerisco, a meno che non se ne avverta l’assoluto bisogno". Lasciò il certo per l’incerto... "Sarebbe stato tutto incerto, pure l’università. Lasciare gli studi è stata una sterzata improvvisa, mi mancava l’ultimo esame. Ero brava, ma facevo ciò che secondo me andava fatto e poi ho deciso per ciò di cui avevo bisogno". Gesto coraggioso… "La vita ti viene incontro. Era la liberazione da una strada già scritta. Non volevo che la recitazione fosse un hobby". Gira l’Italia con ‘Smarrimento’ (prodotto da Marche Teatro): si è mai sentita smarrita? "A 23 anni mi prendevano tutti, ero entusiasta. A 30, ho iniziato a fare due conti e ho detto: ‘Oddio, come faccio?’". Perché? "Perché non ti mantieni col teatro. In Italia, non è un sistema realmente lavorativo. Per recuperare i debiti da teatro, ho fatto tanta tv e molto cinema. Mi chiedevo se avessi fatto bene". E la risposta? "L’università era per me una sala d’aspetto del futuro. Mi piacevano le materie, ma in facoltà le persone attraversavano la giornata senza entusiasmo, mi toglieva speranza. Pensavo: ‘Se non brucio la vita a 20 anni, quando lo faccio?’ E poi ero nella mia città, dove restavo protetta. Invece, l’università è un’esperienza di autonomia, dovresti andare fuori casa. Non è solo studio, è una parte di vita. Essendo rimasta in famiglia, mi sentivo troppo seduta". È diplomata allo scientifico Galilei… "Sì, ho sempre amato le scienze. La matematica mi dà pace, è una materia certa. Giorni fa, studiavo matematica con mia nipote e ricordavo tutto. A 20 anni, davo ripetizioni". Potrebbe farlo ancora… "(ride) Sì, ma solo fino alle equazioni di secondo grado". Il successo l’ha cambiata? "Il successo? Non lo percepisco". Non menta… "Giuro. Il successo mi ha dato pace, permettendomi di essere più vicina a come sono davvero: giocosa, disarmata e ironica, senza guerreggiare per ottenere qualcosa". E gli inizi? "Spedivo mie foto alle agenzie di Roma. Ero in piazza Cavour e dissi ad alta voce: ‘Speriamo di non diventare famosa’". Cosa temeva? "Il successo immediato. Mi chiedevo come poterlo gestire psicologicamente. Invece, è stato graduale". La bellezza l’ha ostacolata? "La mia non è una bellezza talmente solida da essere un ostacolo e questo mi rende un’attrice versatile. Interpretare per la prima volta il ruolo della bella avvenente (ne ‘Il grande giorno’) è per me una sorpresa". In che senso? "Mi sono sempre percepita come quella incasinata, che fa ridere, non come la ‘femme fatale’. A Carnevale, mi mascheravo da pagliaccio, non da principessa. Certo, la fisicità e l’essere bionda dagli occhi azzurri mi hanno agevolato. Però, c’è da dire una cosa". Prego… "Per le attrici, vige il tabù della bruttezza. Un’attrice deve essere per forza bella, a meno che sia una caratterista. È una delle differenze di genere che spero un giorno cambino. Per i maschi, è più facile. Noi donne dobbiamo essere sempre armoniche, sorridenti, accoglienti". Il complimento più bello ricevuto? "Bella domanda. È il solito derby tra bellezza e bravura, che si battono continuamente tra loro senza limiti". Torna spesso ad Ancona? "Non ne sento la necessità. Ci ho vissuto così a lungo, che poi hai bisogno di tempo per costruire la tua vita altrove. A 20 anni, cominciai ad andare fuori, ma poi tornavo sempre. Vivo stabilmente a Roma solo da 10 anni". Cosa la lega ad Ancona? "Il Conero e i Sassi Neri. Con la città, mi sto riappacificando. Qui, ho famiglia, affetti, amici e dei progetti da realizzare". Dove abitava? "Ho avuto due vite: la prima in via Gervasoni. Ci passo ogni volta che torno ed è sempre uno choc. Lì, c’è la mia casa, quella della famiglia. È ormai abitata da altri, ma mi pare di viverci ancora. La seconda vita fu tra via Podesti e via Panoramica". Luoghi del cuore? "Corso Carlo Alberto e piazza del Papa, dove abitavano le mie nonne".

Lucia Mascino, la ‘scienziata’ attrice "Ma non chiamatemi principessa"

La protagonista dell’ultimo film con Aldo, Giovanni e Giacomo: "Amo Ancona. Recitare, una scelta razionale"