Nove mesi con il locale chiuso "Il Megà era tutta la mia vita"

Migration

E’ uno dei gestori di discoteche più longevi della zona che ha iniziato l’attività il 6 dicembre del 1975. Tra poco più di un mese farà 45 anni di lavoro. Il suo locale, il Megà di Senigallia, è chiuso ormai da nove mesi. C’era anche lui ieri tra i 50 operatori di settore, che hanno una attività di pubblico servizio in crisi a causa della pandemia, al flash mob organizzato al Passetto. "Nove mesi senza lavorare sono tanti – ha spiegato Gabriele Tombari, titolare della nota discoteca e presidente del Silb, il sindacato dei locali da ballo - purtroppo le norme per riaprire inizialmente erano troppo restringenti e noi non potevamo garantirle per questo il locale non lo abbiamo mai riaperto da quando è subentrato il Coronavirus. Osservare i distanziamenti, garantire la sicurezza alla clientela e al personale di servizio era impossibile per la nostra struttura e abbiamo dovuto chiudere. Abbiamo messo in cassa integrazione tanti dipendenti, con forte dispiacere. Come andiamo avanti? Per fortuna ho un’altra attività, di autotrasporto, che però soffre perché deve coprire le perdite che abbiamo di là. Fa male vedere un locale come il mio così, chiuso, senza gente. Proprio ora che stava arrivando la terza generazione della mia famiglia a gestirlo". Un locale mai passato di mano, gestito sempre da chi lo aveva aperto quasi 50 anni fa, nel boom delle sale da ballo e delle discoteche, quando di pandemia non si è mai sentito parlare. Tombari ieri teneva tra le mani il cartello "#discoteche". "Non è che tenendolo chiuso non abbiamo spese – ha aggiunto il titolare del Megà – il minimo della manutenzione va fatta sempre. Quando poi si è anche proprietari dei muri i lavori li fai bene e ci investi a regola d’arte. Non dobbiamo pagare l’affitto ma le spese sono tante lo stesso. Non so se riusciremo a riaprire visto anche l’ultimo dpcm. Questo settore è fortemente in crisi, conosco colleghi che sono andati già nei tribunale a portare le carte perché stanno fallendo. Le cartelle esattoriali, al contrario delle attività, non si fermano, quelle arrivano come se nulla fosse. Dietro una discoteca ci sono altri settori correlati come le orchestre con i musicisti che non possono lavorare, ci sono le scuole da ballo che non possono fare scuola, stiamo distruggendo un tessuto importante. Non avremo più questi operatori a breve perché la gente il settore poi se non lavora lo lascia e si trova altri lavori".

ma. ver.