"Per i divieti di balneazione serve un nuovo protocollo"

Intervento dell’assessore Simonella sull’annosa questione degli sversamenti "Da noi acque pulite. La Regione si ispiri all’Emilia Romagna per ridurre i tempi"

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di Giacomo Giampieri

"Le acque di Palombina, Torrette ecc. sono pulite. Che sia chiaro. Sulla base di questo la Regione (non può farlo il Comune) potrebbe stilare un protocollo analogo a quello dell’Emilia Romagna. Lo avevamo proposto in passato senza esito. Lo riproponiamo con forza oggi. Credo sia maturo il tempo di un ripensamento". L’assessore Ida Simonella interviene su Facebook in merito all’annosa questione dei divieti di balneazione che scattano (quasi in automatico) dopo le precipitazioni e in seguito all’apertura degli scolmatori nei tratti tra Passetto, Torrette, Palombina e Falconara. Per la candidata alle Primarie del centrosinistra occorre ripensare ad un nuovo modello per affrontare l’annosa questione che, specie in piena stagione estive, crea più di una grana agli operatori e in generale ai flussi turistici. E una soluzione "tampone", in attesa del maxi intervento da 22 milioni predisposto dai Comuni di Ancona e Falconara in collaborazione con l’Univpm e che sarà realizzato da Viva Servizi, bisognerebbe quanto meno ridurre le ore di divieto, come accade nella regione confinante. Nel post, parte dalla premessa sul funzionamento del nostro sistema fognario. Riassumendo: quando piove, nelle fogne, oltre alle acque nere (gli scarichi delle abitazioni), arrivano anche quelle piovane (bianche). Tanto che aumenta la pressione e parte delle piovane, nel percorso verso il depuratore Vallechiara di Falconara, vengono rilasciate in mare. "Dal 201516 l’Italia ha recepito una direttiva europea che in sostanza dice questo: quando le acque di fogna o miste si riversano in mare, c’è una "presunzione di inquinamento". Quindi occorre fermare la balneazione, fare le analisi, attendere l’esito e solo dopo 72 ore, riaprire. Il mare comunque avrà assorbito tutto l’effetto delle fuoriuscite. Ecco perché occorre attivare i divieti su alcuni tratti di mare". Poi va nel dettaglio del progetto, che dovrebbe concretizzarsi in otto anni: "Occorre costruire delle enormi vasche di prima pioggia (sotterranee) in cui far confluire momentaneamente tutta la quantità di acqua che si riversa in pochi minuti. E modificare così il sistema di deflusso delle acque, impedendo che si aprano gli scolmatori e che arrivino in mare. Altre città sono intervenute cosi – aggiunge – Rimini ha realizzato questi enormi vasconi sotto la piazza principale della città. Nel territorio di Ancona si realizzerà sotto terreni agricoli, a monte delle spiagge. La localizzazione è stata frutto di analisi e scelte in cui sono stati coinvolti diversi esperti e l’Univpm. Questo intervento verrà realizzato da Viva Servizi sia per Ancona che per Falconara. E’ un investimento ingente di decine di milioni di euro. La sola progettazione è qualche milione di euro. In parte avverrà tramite autofinanziamento, in parte si spera tramite Pnrr. La progettazione per Ancona è in corso, poi ci sanno gli iter autorizzativi e infine la realizzazione. Passerà qualche anno. Chi dice di risolvere alla radice la questione in poco tempo mente, sapendo di mentire".

Per Simonella c’è tuttavia un modo per affrontare da subito la questione: "In altre regioni come l’Emilia Romagna, si è compresso il tempo dei divieti di balneazione da 72 a 24, a volte 18 ore. Regione e Asur competenti, in base a precisi protocolli, indicano un tempo minimo di cautela, ma escludono quasi sempre che il fenomeno dell’inquinamento si verifichi. Questo sulla base delle statistiche pregresse, sui dati delle serie storiche del fenomeno". Tra Ancona e Falconara, invece, è l’Arpam che dopo l’istituzione del divieto di balneazione (a scopo precauzionale, parziale o completo dei vari tratti) compie delle analisi in laboratorio per verificare l’eventuale presenza di batteri e successivamente indica ai Comuni il responso. Se è negativo, il divieto viene rimosso. "Le statistiche sulle nostre acque dicono questo: l’inquinamento non si è mai verificato – conclude – Credo che mai sia stato reiterato il divieto di balneazione".