Sacchi di fango contro la Regione: denunciati in 5

Il 23 settembre la protesta per l’alluvione col corteo che in parte aveva raggiunto Palazzo Raffaello

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Sacche di fango contro la Regione, pagheranno in cinque. Sono stati identificati i responsabili che il 23 settembre scorso, a pochi giorni dall’alluvione che ha colpito le provincie di Ancona e Pesaro-Urbino, imbrattarono la sede di via Gentile da Fabriano. Sono cinque aderenti al movimento "Fridays for future", paladini del rispetto e della tutela del clima che puntualmente organizzano proteste a favore della giustizia climatica.

Il 23 settembre infatti c’era stata una manifestazione sotto la sede della Regione, fatta per vicinanza agli alluvionati e per chiedere il rispetto del pianeta in occasione dello sciopero globale per il clima. Alcuni manifestanti avevano esagerato, tirando sul muro e sulle scale del palazzo dell’ente sacche piene di fango, simile a quello che in quelle ore dovevano spalare gli alluvionati colpiti dalle esondazioni dei fiumi Misa e Nevola. Un atto subito ritenuto grave dalle autorità politiche e non. La Regione aveva presentato un esposto in questura e la vicenda aveva portato ad indagare la Digos. A seguito dell’attività investigativa avviata per i disordini causati da alcuni partecipanti alla manifestazione, la polizia è arrivata ai loro nomi e cognomi e li ha denunciati all’autorità giudiziaria.

Sono tutte persone della regione Marche, accusate di concorso per imbrattamento e lancio di cose pericolose. Adesso rischiano anche un processo. Era mattina quando nell’area della sede della Regione Marche erano arrivati i partecipanti all’iniziativa ambientalista. Poco a poco erano arrivati a raggiungere il numero di circa 250 persone. Alla manifestazione avevano preso la parola alcuni esponenti dei movimenti sostenitori dell’evento.

Il corteo aveva subito un ritardo nel percorso quando un numero ristretto di persone aveva deviato dall’itinerario programmato, dirigendosi all’ingresso principale del palazzo della giunta regionale con al seguito sacchetti neri pieni di melma con l’intento di svuotarli all’interno. C’era stata una barriera messa in atto dalle forze di polizia, per evitare che i manifestanti entrassero dentro il palazzo, mettendo a rischio le persone presenti al suo interno in quel momento. Le sacche sono state così lanciate contro il palazzo, sul muri d’ingresso e la scalinata. Con il fango erano state fatte anche scritte offensive contro degli appartenenti alle istituzioni. Grazie alle immagini dell’evento, arrivate da sistemi di videosorveglianza di privati cittadini e alle indagini è stato possibile individuare chi aveva lanciato il fango e arrivare così alle sue generalità.

Le loro posizioni sono adesso al vaglio della divisione anticrimine per verificare se sarà possibile applicare loro anche misure di prevenzione personali, per evitare condotte analoghe, come i daspo urbani.

ma. ver.