
Sergio Rubini in scena alle Muse di Ancona
Come star del cinema italiano degli ultimi trent’anni, sia in veste di attore che di autore e regista, Sergio Rubini non ha certo bisogno di presentazioni. Più saltuarie ma costanti, invece, le sue incursioni nel mondo del teatro.
Questa volta l’attore pugliese si è confrontato con un classico della letteratura fantastica dell’800 che, nel titolo originale stevensoniano, recitava "Lo strano caso del Dr. Jekill e Mr.Hyde", mentre nella riscrittura operata da Carla Cavalluzzi e da Rubini stesso, si riduce laconicamente a "Il Caso Jekill" con evidente allusione al linguaggio del Crime moderno.
Tutta improntata, infatti, allo stile della Detective Story la prima parte dello spettacolo in cui ci si interroga sugli inspiegabili rapporti che intercorrono tra il rispettabilissimo Dr. Jekill e il losco Hyde, che di lì a poco sarà già latitante e ricercato per omicidio.
Il problema è che l’archetipo del doppio Jekill-Hyde è troppo universalmente conosciuto per riuscire a produrre una suspence degna di questo nome. E non aiutano, nel tentativo di creazione di atmosfere noir, né le luci di Salvatore Palladino (più buie che cupe), né la scenografia di Gregorio Botta: l’edificio di specchi trasparenti o riflettenti all’occasione (per dar modo ai personaggi e al pubblico di “riflettere” sulla propria doppiezza?) sfruttati appieno solo nella scena della folla in strada illusionisticamente moltiplicata dopo il primo delitto, il simbolico groviglio di funi che saliscendono di continuo (allusione all’intreccio di contraddizioni dell’animo umano? Ai legacci che impediscono al nostro io profondo di esprimersi? Agli sbudellamenti, il periodo è quello, di un novello Jack lo squartatore?) o la suggestiva nevicata di brandelli di carta (che restano però in scena per tutto il resto dello spettacolo inficiando la verosimiglianza delle scene successive).
Nella seconda parte, invece, la riscrittura si fa più sostanziosa discostandosi dall’originale nel tratteggiare un Jekill come travestimento perbenista (con tanto di parrucca e tacco rialzato) dell’Hyde autentico, preda delle più inconfessabili pulsioni, pedofilo e schizofrenico tra Norman Bates e la Linda Blair dell’Esorcista.
Schizofrenia che affligge, in definitiva, l’intero lavoro, scisso tra la volontà di rileggere un classico alla luce delle scoperte della psicanalisi e il continuo didascalismo esplicativo, ancorchè giustificato dall’espediente del ritrovamento del diario del protagonista, affidato a Rubini stesso in qualità di voce narrante.
E si sa, le voci fuori campo rappresentano un rischio al cinema, figuriamoci a teatro. Lo spettacolo, inserito nel cartellone di prosa delle Muse, sarà in scena ancora oggi sempre alle ore 20,45 e domani alle ore 16,30. Per tutte le informazioni, le modalità e i prezzi è possibiel rivolgersi alla biglietteria delle Muse allo 07152525, oppure a biglietteria@teatrodellemuse.org e on line su www.vivaticket.com
Luigi Socci