MARINA VERDENELLI
Cronaca

Ancona, avances e violenza sessuale: le accuse al vigilante

Il racconto drammatico di una 30enne che ha denunciato di essere stata molestata sul lavoro: "Mi ha messo la lingua in bocca e le mani dappertutto. Ero sfinita". Anche i colleghi confermano la sua versione

Ancora un episodio di violenza ai danni di una donna

Ancora un episodio di violenza ai danni di una donna

Ancona, 23 giugno 2023 – Avrebbe dovuto farle l’affiancamento invece, durante un turno notturno, l’avrebbe palpeggiata più volte, fatto apprezzamenti spinti, inviti a sfondo sessuale come "andiamo a fare l’amore", impaurita e infine baciata contro la sua volontà mentre guidava.

A vivere l’incubo è stata una 30enne che dopo essere sopravvissuta a quella notte terribile prima si è confidata con qualche collega poi ha deciso di denunciare tutto anche alle forze dell’ordine. Con l’accusa di violenza sessuale è finito a processo un 43enne, guardia giurata al tempo delle accuse.

Proprio indossando la divisa e mentre si trovava al lavoro avrebbe approfittato della collega più giovane, che era solita fare turni di giorno, in organico all’azienda che si occupa di sicurezza privata e controlli.

La notte in cui sono avvenuti i fatti risale a quella tra l’8 e il 9 maggio del 2019. Ieri mattina in tribunale ha testimoniato proprio la vittima, davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi, che si è costituita parte civile con l’avvocato Tommaso Rossi. L’imputato è difeso dall’avvocato Paolo Mengoni.

La 30enne ha riferito come quella sera il turno era iniziato alle 22 e sarebbe durato fino alle 7. Fino alle 4 l’imputato le aveva parlato di lui, dei suoi gusti musicali, di una ex che aveva tradito e che lei riteneva imbarazzante. Poi il discorso era sceso sulla sfera intima e lui avrebbe iniziato ad accarezzarle il collo, un braccio, una gamba nonostante lei non volesse.

"Mi ha detto andiamo a fare l’amore – ha raccontato in aula la vittima – prendo 100 euro e non faccio sconti. Poi mi ha chiesto scusa ma subito dopo si è messo a ridere. Mi ha mostrato una mia foto sul suo cellulare non capivo dove volesse arrivare però ho cercato di non reagire violentemente perché avevo paura, lui era armato. Volevo solo che tutto finisse e tornamene a casa".

Nel raccontare i fatti la 30enne è scoppiata anche a piangere in aula. Stando alle sue dichiarazioni l’imputato l’avrebbe poi fatta guidare e fatta girare su una strada chiusa. "Quando ho ripreso la via giusta lui si è buttato su di me – ha proseguito la vittima - mi ha preso la faccia e mi ha messo la lingua in bocca. Ho cercato di scansarlo ma non avevo forze, ero scioccata. Quando mi sono asciugata la bocca con la manica del maglione mi ha detto "esagerata che sarà mai un bacio".

Per tutta la sera ha sempre allungato le mani anche se io lo scansavo". Finito il turno di lavoro la vittima si è confidata con una collega poi ha chiesto di parlare con il responsabile della società. A luglio ha fatto denuncia.

"Il titolare al telefono mi disse che aveva già intuito di cosa si trattava – ha aggiunto la 30enne – ma non capivo perché".

Poi parlandone con altre persone della stessa azienda era emerso che anche con altre colleghe donne lui avrebbe avuto degli approcci spinti. Ieri hanno testimoniato anche dei colleghi che hanno riferito di apprezzamenti e battute spinte che l’imputato faceva anche sulla vittima. Ad uno avrebbe detto "se faccio l’affiancamento con lei le salto addosso non mi contengo". L’imputato ha sempre rigettato le accuse. Prossima udienza il 6 luglio.