Chiusi all'oratorio per fare una vita normale. "In una bolla, qui il virus non ci tocca"

Un gruppo di ragazzi di Varese convive da giorni al sicuro: stanno in compagnia e studiano. Entrano (con i tamponi) solo parroco e cuoco

Sono 22 gli adolescenti che si sono trasferiti nell’oratorio ’protetto'

Sono 22 gli adolescenti che si sono trasferiti nell’oratorio ’protetto'

Tutti insieme in una "bolla", come nell’Nba. A Varese lo sport cittadino è il basket. Qui ha sede una delle società più titolate in Italia e la passione per la palla a spicchi si respira fin da giovani. Anche Leonardo, che frequenta la terza superiore, ha calcato i campetti di quartiere. È proprio lui, guardando a quello che succede in America, ad avere l’intuizione e lanciare l’idea: perché non replicare all’ombra delle Prealpi l’esperimento che ha coinvolto i grandi assi del basket Usa? Leonardo si rivolge a don Gabriele Colombo, 35 anni, prete da cinque, è l’incaricato per la pastorale giovanile alla Parrocchia di Biumo Inferiore, storico rione a due passi dal centro.

Si mette in moto la macchina organizzativa, per cercare di capire tra i meandri della burocrazia se l’idea è davvero fattibile. Non è un percorso semplice, e sono necessarie diverse settimane, ma la perseveranza paga. Si scopre infatti che l’allegato 8 dei vari Dpcm che si sono susseguiti mese dopo mese prevede per gli enti del terzo settore la possibilità di promuovere aggregazioni tra persone, nel rispetto di una stretta normativa. Il gruppo deve passare almeno 14 giorni in isolamento, senza poter uscire dal luogo scelto per la "quarantena" collettiva. Dal prefetto di Varese Dario Caputo e dal Cts giunge la conferma: si può fare. Prende il via così nella città giardino un’esperienza di vita comune, che coinvolge 22 ragazzi che decidono di vivere insieme sotto lo stesso tetto, quello dell’Oratorio Luigi Molina. Prima di lasciare le loro abitazioni per raggiungere la sede parrocchiale i giovani, tutti tra i 16 e i 18 anni, si sottopongono al tampone, con l’ok delle famiglie. Si parte lo scorso 7 marzo: le due settimane previste dal protocollo sono già scadute, ma i ragazzi, entusiasti per come sta andando, hanno deciso di proseguire fino alla Domenica delle Palme.

L’esperimento ha funzionato: i giovani al mattino seguono le lezioni in Dad e nel resto della giornata vivono momenti in compagnia, tra sport, musica e relax. Tra una serata film e una canzone da cantare tutti in coro il gruppo di adolescenti sta vivendo l’isolamento all’insegna della socialità più bella e genuina. Ma non manca l’impegno: sono loro stessi a cucinare e fare i mestieri. "È bello vedere i ragazzi attivi – osserva don Gabriele – quest’esperienza li sta rendendo capaci di creare legami significativi. Stanno vivendo in serenità e anche le loro famiglie sono contente perché capiscono che sono felici".

L’iniziativa è stata appoggiata dalla Curia, che ha apprezzato l’idea nata dai giovani. "Lo abbiamo vissuto come un progetto pilota, e può essere un seme da gettare per il futuro degli oratori", spiega il prete, che sta condividendo la vita comune con i ragazzi. "Un’esperienza insolita – conclude – ma davvero intensa, che mi è servita a capire come essere d’aiuto ai giovani".