Impianti sciistici, chiusura fino al 5 marzo. Speranza: "Rischio varianti"

Slitta ancora l'apertura prevista per domani. Turismo Regioni: "Mazzata all'ultimo secondo". Fisi: "Solo lo sci infetta?". Anef: "E' una presa in giro, nessuno riaprirà". Giorgetti e Garavaglia assicurano: "Indennizzi per la montagna priorità assoluta". "Allibito" Cirio (Piemonte), per Lavevaz (Valle D'Aosta) è "inconcepibile". Fontana (Lombardia): "Decidere di 'settimana in settimana' è devastante". Fedriga (Friuli): "Cambiare sistema"

Impianti sciistici (Ansa)

Impianti sciistici (Ansa)

Roma, 14 febbraio 2020 - A poche ora dalla riapertura programmata, restano chiusi gli impianti sciistici, almeno fino al 5 marzo. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021. Anche nelle Regioni gialle, quindi, che aspettavano solo domani per poter finalmente riaprire le piste, si farà l'ennesimo passo indietro. Ma il nuovo provvedimento, si legge in una nota, "tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall'Iss" e a preoccupare è la variante inglese "caratterizzata da maggiore trasmissibilità", che "rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi". Da qui, continua la nota, "l'adozione di misure analoghe in Francia e in Germania".

Una decisione che "per l'economia delle Regioni è una mazzata all'ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop", ha commentato il coordinatore della commissione speciale Turismo della Conferenza delle Regioni, Daniele D'Amario. "Le Regioni - ha spiegato - in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole". E il governo nella nota fa sapere che si impegnerà "a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori".

Covid, il bollettino del 14 febbraio

"La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione - hanno dichiarato i i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia -: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop". E poi hanno ribadito: "Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto".

Difronte alla situazione epidemiologica anche il consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi, si era detto contrario alla riapertura degli impianti: "In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia e gli impianti da sci rientrano in tali attività - ha detto l'esperto -. Non andrebbero riaperti". Poi su Rai 3 ha spiegato: "Sono assolutamente d'accordo" con chi protesta per l'annuncio della chiusura degli impianti sciistici a poche ore dall'apertura: "io ho sempre consigliato di essere molto sinceri. La pandemia dura mesi e in certi casi anni. Da ottobre sappiamo che gli impianti sciistici non possono essere aperti".

Fisi: "Solo lo sci infetta?"

Dure parole del presidente della Federazione Italiana Sport Invernali, Flavio Roda, appena appreso della firma dell'ordinanza che impone la non riapertura degli impianti sciistici: ''Ancora una volta la tempistica dell'informazione sembra non aver rispetto per gli italiani che lavorano. La scorsa settimana il Cts ha dato l'ok alla riapertura delle stazioni adesso ci troviamo alle 19.30 della sera prima della riapertura con questa ordinanza che chiude tutto. Le stazioni hanno investito molto per preparare piste, assumere personale, per organizzarsi con gli albergatori. Sono stati investiti moltissimi soldi e ancora una volta il nostro mondo viene duramente penalizzato. Ci vogliono più serietà e più correttezza. Solo lo sci infetta?''.

Anef: "E' una presa in giro, nessuno riaprirà"

"Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l'apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l'inverno". È quanto afferma l'Anef, l'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari. E la presidente, Valeria Ghezzi, ribadisce: "Il 5 marzo non aprirà nessuno".

Coldiretti: "Rinvio delude 3,5 mln di italiani"

Il divieto alla riapertura degli impianti sciistici delude 3,5 mln di italiani che ritengono prioritario far ripartire la stagione sulla neve, anche solo per le poche settimane rimanenti prima dell'arrivo della primavera. E' quanto emerge da un'indagine Coldiretti-Ixe, diffusa in riferimento al rinvio della riapertura allo sci in zone gialle deciso dal Ministro della Salute Roberto Speranza, dopo il nuovo pronunciamento del Comitato tecnico scientifico. "Una decisione destinata - sottolinea la Coldiretti - ad avere effetti non solo sulle piste, ma anche sull'intero indotto delle vacanze in montagna, dall'alloggio alla ristorazione, che dallo stop al turismo sulla neve hanno subito un calo di fatturato fino al 90%". L'economia che ruota intorno al turismo invernale, conclude la Coldiretti, "ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera".

Governatori delle Regioni

Se il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, si dice "allibito da questa decisione che giunge a poche ore dalla riapertura programmata per domani'', anche per il governatore della Valle D'Aosta, Erik Lavevaz, "una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell'apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile". "Pur capendo le motivazioni sanitarie - ha aggiunto Lavevaz -, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato".  

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha commentato l'alt alla riapertura come "una decisione dell'ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa". "Ancora una volta - ha aggiunto - si dimostra che il sistema delle decisioni di 'settimana in settimana' è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini". Sulla stessa linea il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: "Chiediamo al nuovo Governo di cambiare sistema perchè evidentemente questo è un risultato fallimentare vista la decisione dell'ultimo momento che riguarda gli impianti da sci". 

"Non posso non esprimere stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni", è il commento del presidente dell'Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. "Solo una settimana fa - ha aggiunto - il Cts aveva validato la riapertura di queste attività in zona gialla attraverso linee guida molto stringenti, formulate dalle Regioni in accordo coi gestori e secondo le indicazioni dei tecnici". E il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato: "Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti".