La Clinton a Biden: "Non lasciamo l'Afghanistan, ci saranno gravi conseguenze"

Il presidente ha annunciato il ritiro delle truppe nel 20° anniversario delle Twin Towers. Ma i talebani stanno alzando la testa. Ondata di morti sul terreno

Supporte dei talebani inneggiano al ritiro delle truppe Usa dal Paese

Supporte dei talebani inneggiano al ritiro delle truppe Usa dal Paese

Washington, 3 mag. - L’ex segretario di Stato americano, Hillary Clinton, non è affatto convinta della decisione di Joe Biden di abbandonare l’Afghanistan, a vent’anni dall’attacco alle Twin Towers. L’ex sfidante di Trump ha avvertito infatti, senza mezzi termini, che ci saranno “grandi conseguenze” dalla decisione del presidente di ritirare le truppe Usa dal Paese asiatico. Il rischio, è la sua tesi, è che i talebani possano riprendere il controllo del Paese. Le operazioni di ritiro delle truppe Usa sono cominciate il 1 maggio e Biden ha promesso di completarle entro il ventesimo anniversario degli attacchi dell’11 settembre. 

“Il nostro governo deve focalizzarsi su due grandi conseguenze”, ha affermato Clinton, facendo riferimento alla ripresa delle attivita’ dei gruppi estremisti e l’incremento di rifugiati afghani. Il potenziale collasso del governo di Kabul e la riconquista del potere da parte dei talebani potrebbe portare a una nuova guerra civile, ha aggiunto. Inoltre, per l’ex capo della diplomazia di Washington e’ importante proteggere “le molte migliaia di afghani” che hanno lavorato con le forze Usa e Nato durante il conflitto, per evitare che vengano colpiti una volta completato il ritiro delle truppe; per loro dovrebbe essere previsto un ampio programma di visti. 

Parlando da Londra dove si trova per il G7, l’attuale segretario di Stato Usa Antony Blinken ha messo l’accento su un ritiro “deliberato, sicuro e ordinato”. “Anche se le nostre forze si stanno ritirando, non ci stiamo disimpegnando”, ha affermato, avvertendo che se le truppe statunitensi saranno attaccate prima di lasciare il Paese, Washington reagira’ con “un’azione decisa”. Intanto, e forse non a caso, si intensifica l’ondata di attacchi in Afghanistan, proprio mentre Usa e Nato hanno avviato le operazioni di ritiro delle truppe. Nelle ultime 24 ore nel Paese sono morti oltre 30 membri delle forze di sicurezza afghane e piu’ di 60 talebani. Almeno 20 soldati sono stati uccisi nell’attacco contro un avamposto nel distretto di Bala Boluk, provincia occidentale di Farah, che e’ stato “distrutto”.

 Nella citta’ di Farah, una granata e’ esplosa vicino a una scuola femminile, ferendo 20 civili e un soldato. Attacchi talebani ci sono stati anche nelle province di Badakhshan, Herat, Kabul, Logar, Nangarhar, Baghlan ed Helmand, con 19 morti tra civili e forze di sicurezza e 22 feriti. Allarme anche nella zona di Helmand dove negli ultimi due giorni ci sono stati intensi scontri, costati la vita a 8 soldati; secondo Ataullah Afghan, a capo del consiglio provinciale, almeno 10 avamposti sono caduti nelle mani dei talebani. Secondo il ministero della Difesa di Kabul, 62 talebani sono stati uccisi e 58 sono rimasti feriti nelle ultime 24 ore; alla lista dei morti sono stati aggiunti altri 9 miliziani e due membri di al-Qaeda, colpiti ieri nella provincia.

 Il Consiglio di Sicurezza Onu ha espresso profonda preoccupazione per l’alto livello di violenza e la situazione di sicurezza nel Paese, puntando il dito contro “riprovevoli atti di terrorismo” e l’alto numero di vittime civili. In una nota, il CdS ha condannato “nei termini piu’ forti” l’attentato con un camion-bomba contro una foresteria nella provincia di Logar avvenuto il 30 aprile e costato la vita ad almeno 21 persone, tra cui molti studenti giunti in citta’ per sostenere l’esame di ammissione all’universita’, e un centinaio di feriti. 

Intanto, a Kabul l’inviato speciale Usa, Zalmay Khalilzad, ha incontrato membri del Consiglio per la riconciliazione, tra cui il presidente Abdullah Abdullah, l’ex capo di Stato Hamid Karzai e l’ex leader mujahideen Abdul Rab Rasul Sayyaf. Al centro dei colloqui, i recenti sviluppi politici, il processo di pace e la conferenza di Istanbul, insieme al sostegno regionale e internazionale agli sforzi afghani. “C’e’ un forte consenso all’interno della comunita’ regionale e internazionale contro qualsiasi tentativo dei talebani di perseguire una conquista militare”, ha detto Khalilzad, convinto che solo un accordo negoziato puo’ mettere fine a 40 anni di guerra in Afghanistan.