Confindustria Toscana, è allarme rosso per il manifatturiero: 'Rischio licenziamenti'

Il presidente Bigazzi: “Se si va avanti così, Pil negativo nella regione”. Appello ai cittadini: “No corse all'accaparramento. Abbiamo prodotti agricoli a sufficienza”

Lucchini (Foto archivio)

Lucchini (Foto archivio)

Firenze 16 marzo 2022 - Una situazione “drammatica” quella delle imprese toscane, che chiedono interventi straordinari, a partire dalla cassa integrazione in deroga, perché il rischio è quello di “grandi licenziamenti”. Se infatti le commesse e gli ordini ci sono, le materie prime non si trovano o si trovano solo a prezzi fuori mercato e a questo si aggiunge un caro energia insostenibile. “Se in Toscana andiamo avanti così il Pil 2022 sarà negativo". A lanciare il l'allarme è il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi.

"Siamo davvero alla disperazione - sottolinea Bigazzi – è il momento di interventi eccezionali perché se si chiude il manifatturiero crolla il nostro sistema Paese". “Abbiamo superato bene la pandemia, ma adesso rischiamo di non sopravvivere. Ci auguriamo di superare anche questa, ma, ribadisco, abbiamo bisogno di interventi straordinari. Solo in Toscana l'aumento dell'energia incide per 3,5 miliardi su tutti i comparti”, afferma il presidente di Confindustria.

"Siamo dentro a una tempesta perfetta. Ormai tutti i comparti soffrono dell'aumento stratosferico dell'energia, della difficile reperibilita' delle materie prime, si sono bloccate le filiere. Il fatto stesso che non si riesca piu' a trovare un'idea di impresa che possa funzionare, perché la mattina non sappiamo se arrivano i materiali, dimostra che viviamo una situazione di una drammaticità mai vista prima". L'appello perché si intervenga al più presto è rivolto alla Regione e ai parlamentari toscani, perché facciano pressioni sul Governo.

“Il Pnrr? Meglio accantonarlo” Un quadro preoccupante, per superare il quale i fondi del Pnrr saranno del tutto inutili. Se infatti ci sono le risorse del piano, non ci sono imprese disponibili ad aprire i cantieri. “I prezzi previsti in gare e appalti infatti – aggiunge Stefano Frangerini, presidente di Ance Toscana - non sono adeguati, visti i rincari di energia e materie prime. Il bitume, ad esempio, in tre giorni è aumentato del 600%”. A Lucca tre gare – una per un ponte sul Serchio e altre due per la costruzione di scuole in legno e acciaio – sono andate per questi motivi deserte.

“Probabilmente aggiunge il presidente di Confindustria Toscana, Bigazzi – bisognerà accantonare il Pnrr o comunque rimodularlo e parlare di altre questioni, perché è evidente che, quando si parla di politica energetica green, dobbiamo considerare che siamo un Paese che importa il 40% del gas che serve per produrre energia elettrica, non il riscaldamento. E se lo blocchiamo non abbiamo più elettricità, perché le altre fonti le abbiamo abbandonate".

"Quando anche proviamo - aggiunge Bigazzi, che si dice favorevole all'ipotesi di un rigassificatore a Piombino, giudicandolo “indispensabile” - a fare pale eoliche o il fotovoltaico c'è sempre qualcuno a dire che non si possono mettere in quel determinato posto perché rovinano l'ambiente. Dove potremo allora produrre l'energia? Solo col gas si può farlo".

“No alla corsa a svuotare gli scaffali dei supermercati” “Il cibo non manca, siamo un'eccellenza nel food e se lo lasciamo tutto per il consumo nazionale possiamo stare tranquilli. Per questo – fa appello il presidente toscano di Confindustria, Bigazzi – invito i cittadini di non fare le corse agli accaparramenti”.