
Infermieri al lavoro in un reparto Covid
Un italiano su quattro ha ricevuto la prima dose di vaccino. Dal Comitato tecnico scientifico del ministero arriva la raccomandazione a posticipare a 42 giorni l’appuntamento con il richiamo per quanti sono stati trattati con Pfizer e Moderna. Nella battaglia contro il Covid-19 via libera alla seconda dose di AstraZeneca in assenza di eventi gravi dopo la prima, e c’è chi pensa al secondo richiamo come inevitabile corollario, per mantenere alto il livello di anticorpi nel sangue. La questione è stata sollevata da Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up, che denuncia "nuovi preoccupanti casi di infermieri contagiati tra i già vaccinati", e chiede alle autorità di pronunciarsi sull’opportunità di anticipare una terza dose, testando prima le difese immunitarie.
Riaperture: il calendario giorno per giorno
Vaccinati in Italia: la dasboard in tempo reale
Astrazeneca: a chi è destinato il vaccino. Raccomandazioni su seconda dose
Quanti infermieri si sono reinfettati?
Secondo fonti ufficiose riferite da De Palma, ultimamente si sono avuti cinque infermieri re-infettati a Taormina, due infermieri re-infettati al Policlinico di Messina. Precedenti segnalazioni sono venute da Abbiategrasso, nel Milanese (7), da Pesaro (2), cui si sommano i casi del Moscati di Avellino (3), di Brescia e di Latina (rispettivamente 2 e 5 infermieri re-infettati).
Zona gialla e arancione: i nuovi colori delle regioni. Chi può cambiare
Ha senso prevedere una terza dose?
"Pare ancora troppo presto per ipotizzare una terza dose di vaccino anti-Covid a operatori sanitari e over 80 da novembre", sostiene Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia. La decisione può dipendere dal livello degli anticorpi neutralizzanti, documentato da test sierologici, o dalla diffusione di varianti virulente con mutazioni significative. Francesco Menichetti, primario infettivologo a Pisa, ritiene più sensato aspettare: "Piuttosto che aprire un dibattito – dice – organizziamoci per controllare su un campione significativo i livelli di protezione immunitaria".
Chi è vaccinato può ammalarsi lo stesso?
"Questo è noto - risponde Luigi Pais, componente del Comitato centrale delle professioni infermieristiche Fnopi - in tutti gli studi si è visto che la copertura non è totale, dal punto di vista percentuale". Nel senso che questi vaccini riescono a scongiurare nel 100% dei casi decessi e ospedalizzazioni, l’infezione può però ripresentarsi con sintomi lievi.
Quali sono i sintomi per chi è già vaccinato?
I sintomi lievi sono tosse e infiammazione delle prime vie aeree, senso di spossatezza, dolori muscolari, ossei o tendinei, talvolta sofferenza gastrointestinale, percezione di sapori odori strani.
La protezione dura sei mesi o un anno?
Vaccinazioni e misure di precauzione sono spesso influenzate dalla politica. In Israele ad esempio il ministero ha esteso la validità del Green Pass, che certifica la doppia vaccinazione o la guarigione dall’infezione, a tutto il 2021. Lo hanno fatto spiegando che il vaccino sembra in grado di proteggere fino alla fine dell’anno, e visto il calo dei contagi pare proprio che gli israeliani quest’anno potranno fare a meno di una terza immunizzazione. "In Italia, prima di tutto, sarebbe meglio aspettare dati certi sulla durata dell’immunità - ha dichiarato da parte sua Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva - e poi capire come muoversi. Per i medici e operatori sanitari significherebbe fare una terza dose a fine novembre e dicembre".
Quando calano gli anticorpi?
"Bisogna aspettare 7-8 mesi, anche di più, dal primo ciclo - ha osservato Maria Rita Gismondo, microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano - in questo senso si può pensare di fare una terza dose quando calano gli anticorpi. Mancano dati sull’immunità acquisita".