Corteo No Vax a Milano, salta la trattativa: "Basta col clima di paura"

Sedicesima manifestazione consecutiva, la Questura impone un tragitto fisso. Confcommercio sulle barricate. Barbieri: per noi è un lockdown a settimana

Il corteo No Green Pass a Milano

Il corteo No Green Pass a Milano

Milano si prepara all’ennesimo sabato di passione. Anche oggi pomeriggio, per il sedicesimo weekend consecutivo, migliaia di cittadini contrari al green pass si ritroveranno in piazza Fontana per poi muoversi in corteo. I responsabili dell’ordine pubblico hanno provato fino all’ultimo a trovare una soluzione condivisa, un percorso che impattasse il meno possibile sulla vita della metropoli. Tuttavia, l’incontro di ieri mattina si è concluso con un nulla di fatto. I due esponenti del movimento in avanscoperta hanno respinto l’ipotesi di tragitto studiata da via Fatebenefratelli, continuando a ribadire l’aut aut lanciato nel comunicato di venerdì: «Dobbiamo passare in corso Buenos Aires o davanti alla Cgil, altrimenti non se ne fa nulla». A quel punto, preso atto dell’atteggiamento degli interlocutori, interessati solo «alla contrapposizione fine a se stessa», il questore Giuseppe Petronzi ha emesso un provvedimento di prescrizione che impone un corteo con itinerario definito: partenza alle 17 da piazza Fontana e arrivo alle 21 in piazza Oberdan, con un passaggio in Baires solo quando le attività commerciali avranno terminato il loro lavoro. In serata la replica: «Se vedrete un corteo che segue quel percorso, quello è il corteo della forza ondulatoria, non quello dei manifestanti No green pass». Con queste premesse, il rischio caos è molto concreto.

"La questura dà un percorso, questi puntualmente se ne fregano". Il risultato - sbotta Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano - è che "anche oggi avremo una Milano blindata: un altro mini-lockdown dalle 17 alle 20". La città si prepara al sedicesimo corteo "No green pass", a un altro sabato da bollino rosso. "Non è un problema solo dei commercianti - precisa Barbieri - ma di vivibilità. Le ultime tre manifestazioni più problematiche hanno provocato un danno alle attività del centro città e di corso Buenos Airses di oltre 10,2 milioni euro solo in termini di calo di fatturato dalle 17 alle 20, durante il corteo. Dal conto è escluso il mancato indotto: la gente che il sabato pomeriggio arriva a Milano dall’hinterland o dalla provincia se ne guarda bene". Per capire meglio l’impatto sulle imprese, quanto incide l’incasso di un sabato? "Il fatturato incide il 27,4 % sul totale della settimana. Se queste manifestazioni arrivassero anche nel periodo tra l’ultimo weekend di novembre, quello del Black Friday, e i saldi, le proporzioni sarebbero ancora più grandi". Avete in programma qualche “contro-protesta“? "Lunedì il presidente Sangalli ha lanciato una petizione per far sentire la voce silenziosa del mondo delle imprese e dei cittadini che stanno cercando di conquistare una normalità civile e imprenditoriale. Il popolo delle imprese e dei cittadini vuol dire che è superiore alla minoranza rumorosa". Quante firme avete raccolto? "Oltre 4mila in pochi giorni: continueremo finché non smetteranno queste manifestazioni. Nessuno vuole negare la libertà di manifestare, un diritto costituzionalmente garantito che tuttavia va esercitato nel rispetto delle regole democratiche. Da quanto emerge anche domani (oggi per chi legge, ndr) il rispetto non ci sarà. E poi manifestare non deve ledere la libertà altrui: il diritto di chi fa impresa e dei cittadini che vogliono girare per la città. Speriamo che oggi i danni possano essere limitati, ma le prospettive non sono buone: è la sedicesima puntata e i promotori invocano anche iniziative infrasettimanali". Non ci sono rimedi? "Il diritto di manifestare è garantito. La questura presenta un percoso e loro vanno su altre strada. L’unico rimedio è chiudere la città con una serie di varchi, ma anche questo creerebbe danni. Domani avremo una città blindata dalla polizia con blocchi sulle vie per verificare che i manifestanti non prendano altre strade come accaduto sabato scorso". C’è il rischio che i commercianti decidano di chiudere? "Mi auguro di no, ma non possono negare che hanno timore di esporsi, timore di queste manifestazioni con infiltrazioni. Vivono la città come in un clima da terrorismo". Come sta Milano? "Dopo un anno e mezzo pesante, dopo un dicembre 2020 con negozi chiusi o aperture a macchia di leopardo, la città si sta riprendendo. Da aprile a oggi ci sono state 30 manifestazioni fieristiche in presenza, come il Salone del mobile o Tuttofood che ha chiuso con 150mila presenze tra i padiglioni a dimostrazione della vivacità della città. Dal 26 aprile, quando hanno ripreso almeno all’aperto i ristoranti, sono aumentate le presenze dei turisti: gli alberghi 5 stelle hanno avuto un fatturato superiore all’agosto del 2019".