"In nome di Dio, fermatevi". Il grido di dolore da Firenze

I vescovi che partecipano al convegno "Mediterraneo frontiera di pace". Le preghiere per il cessate il fuoco in Ucraina. "Basta vittime innocenti"

Il Biancone in piazza della Signoria a Firenze illuminato con i colori dell’Ucraina

Il Biancone in piazza della Signoria a Firenze illuminato con i colori dell’Ucraina

Firenze, 25 febbraio 2022 - La Conferenza sul Mediterraneo è ormai nei suoi giorni cruciali: mercoledì sono arrivati a Firenze i 60 vescovi che partecipano al convegno "Mediterraneo frontiera di pace" e da ieri sera ci sono anche i 60 primi cittadini che partecipano al "Forum dei sindaci del Mediterraneo". Quasi tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum sono rappresentati, oltre ad ospiti di rilievo internazionale. Mercoledì il prologo è stato affidato al presidente del consiglio Mario Draghi dopo la prolusione del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, oggi sarà inaugurato il lavoro dei sindaci con l’intervento dell’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi.

Domani sempre nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, è in programma la sessione congiunta tra sindaci e vescovi che tireranno le somme dei colloqui e definiranno i contenuti della "Dichiarazione di Firenze" che sarà firmata nella stessa giornata di sabato, se la situazione internazionale lo permetterà, alla presenza del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Domenica è la giornata conclusiva per il doppio evento con la presenza di Papa Francesco, prima in Palazzo Vecchio per ascoltare il lavoro di vescovi e sindaci e poi nella Basilica di Santa Croce per la celebrazione della Santa Messa e poi in piazza per l’Angelus.

Firenze, 25 febbraio 2022 - E’ il momento di agire, non di reagire. In primo luogo con la preghiera, ma subito dopo con il tentativo di riaprire i negoziati per far tacere le armi e far parlare la diplomazia, anche quella delle città, nel segno di Giorgio La Pira, il sindaco che ha gemellato Firenze con Kiev e che parlava di pace quando quando si combatteva in Medio Oriente, in Algeria, in Vietnam. I vescovi del Mediterraneo riuniti in Santa Maria Novella per il loro incontro, aspettando oggi che in Palazzo Vecchio i sindaci inizino ad affrontare gli stessi temi da un punto di vista laico, e l’abbraccio domenica con Papa Francesco, chiedono pace per l’Ucraina sotto attacco e invitano tutti a un supplemento di preghiera, prevista peraltro anche oggi pomeriggio a San Miniato al Monte. 

Da Firenze, monsignor Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius e presidente del consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, ha rivolto «un accorato appello» per la pace. «Le Chiese che sono in Europa condannano con forza quanto è accaduto in Ucraina - ha detto -: bisogna agire insieme e con determinazione per porre fine immediatamente all’aggressione russa e fare tutto il possibile per proteggere donne, uomini e bambini innocenti: nel nome di Dio fermatevi». A sua volta, il cardinale arcivescovo del Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, presidente dei vescovi dell’Unione Europea, ha fatto appello «all’incontro speciale del Consiglio Europeo, di prendere le misure opportune» affinché «possiamo di nuovo raggiungere la pace» in Ucraina. 

«Come presidente della Commissione - ha detto - vorrei reiterare la nostra amicizia al popolo dell’Ucraina: il nostro Dio è un Dio della pace, non è un Dio della guerra, è un padre per tutti, non soltanto per certe nazioni». Per Hollerich, «viviamo in un mondo, dove altra gente pensa che il confronto, anche armato, possa essere la risposta ai problemi: noi no, noi pensiamo che in questa grande diversità del Mediterraneo sia necessario ascoltarsi, parlare insieme, avere un dialogo aperto». Intanto, mentre il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, si trova in un rifugio anti-aereo sotto la cattedrale di Kiev. «A lui va tutta la nostra solidarietà - assicura monsignor Pierbattista Pizzaballa, già in prima linea nei conflitti come custode di Terra Santa e ora come patriarca di Gerusalemme dei Latini - La religione non può essere strumentale alle visioni politiche. Il nostro ruolo è costruire relazioni che aiutino la politica a dialogare». 

Un modello valido anche nel Mediterraneo. Se ieri i vescovi - spiega il vicepresidente della Cei, monsignor Antonino Raspanti - «hanno parlato di diritti delle comunità religiose, oggi si parlerà di doveri. Termini come identità, appartenenza, democrazia, diritti, non suonano allo stesso modo in tutte le città. Dai racconti delle esperienze vissute sono emerse grandissime diversità: parlare di diritti è molto diverso a Marsiglia, a Rabat, a Istanbul, a Gerusalemme, a Baghdad. L’impegno è capire se esiste un minimo comune denominatore: è emerso che i cattolici sono molto apprezzati quando si aprono al servizio, al soccorso e al sostegno dei migranti. Un impegno che è sempre per tutti».