Imprese e lavoro, è stress da guerra. "Il gas russo 'minaccia' la ripresa"

Il direttore Irpet: "Con l’eventuale stop all’import d’energia, a rischio 15mila aziende toscane e 117mila posti"

Ripercussioni anche nel settore dell'alta moda

Ripercussioni anche nel settore dell'alta moda

Firenze, 19 marzo 2022 - Una stangata annua da 2.200 euro per le famiglie toscane, 117mila posti di lavoro a rischio, 15mila imprese che potrebbero fermarsi da un momento all’altro. Uno scenario che si verificherebbe soltanto se il conflitto in Ucraina andasse avanti per tutto il 2022, insieme alle sanzioni e ai rincari energetici, e che azzererebbe la crescita e ci farebbe ripiombare nella recessione. A fare i conti di quanto costerebbe tutto questo ai toscani è stata l’Irpet (l’Istituto regionale programmazione economica della Toscana). Ci spiega i risultati il direttore Nicola Sciclone.

L’economia toscana quanto è esposta alla guerra?

"L’esposizione alla guerra si gioca su tre fronti principali: esportazioni, importazioni e, infine, come agisce tutta questa vicenda sul fronte dei prezzi".

Quale dei tre preoccupa meno?

"Le esportazioni. La domanda russa attiva, direttamente o indirettamente, lo 0,6% del Pil toscano. Abbiamo perso 10 punti di prodotto interno lordo nel 2020, più di 5 punti nel 2009, quindi possiamo sopravvivere se viene meno lo 0,6%. Anche perché le imprese toscane che esportano in Russia sono solo 1.800, un numero contenuto, di cui sono 30 quelle che hanno una dimensione importante. Sono concentrate in alcuni settori come meccanica, chimica, alimentari e mobili".

E per le importazioni?

"Questo è il vero problema, perché se si bloccano il gas e il grano e, nel caso del gas non lo sostituiamo, verrebbe addirittura a ridursi di un terzo la produzione di alcuni importanti settori come chimica, alimentare, trasporti, e un quarto della produzione della moda. C’è da tenere conto, però, che è una ipotesi limite, una sorta di ‘stress test’ che abbiamo fatto per capire cosa succederebbe se le importazioni dalla Russia cessassero del tutto. Ma il gas continua per il momento ad arrivare e potrebbe poi essere sostituito con quello algerino o americano". Quanto inciderebbe sul Pil toscano?

"Almeno 3-4 punti percentuali. Il costo di un blocco delle importazioni dalla Russia sarebbe molto alto per la nostra regione".

Il 2022 si chiuderà con un Pil negativo?

"Quello che conta è il tempo di esposizione ai rincari energetici e alla guerra in Ucraina. Se tutto si risolve in un mese, non c’è da preoccuparsi. Ma se si mantiene questa situazione per un anno, lo scenario risulterà molto diverso e, sì, il Pil toscano potrebbe essere negativo perché non riusciremmo a sanare i costi della crisi e quelli sociali a fronte di una crescita del 4 per cento che era prevista per il 2022".

Quante imprese chiuderebbero e quanti lavoratori perderebbero il posto?

"Nello scenario peggiore, circa il 5% di imprese toscane, cioè 15mila, potrebbe passare a un margine operativo lordo negativo e quindi rischiare, nel medio-lungo periodo, la chiusura temporanea dell’attività. E il 10% dei lavoratori, in valore assoluto 117mila, potrebbe risultare in esubero. I più esposti sono cartiere, siderurgia, chimica, minerali non metalliferi, marmo, vetro".

E sul fronte dei prezzi?

"Erano in aumento già prima del conflitto in Ucraina per una serie di cause congiunturali e strutturali. La guerra può avere un effetto a cascata sui prezzi, con un impatto di 2.200 euro l’anno di aumenti per le famiglie toscane, tra rincari di gas, luce, benzina e così via".